Braccialetto elettronico. “Guede picchiava la ex”

Rudy Guede nel 2016

Braccialetto elettronico per Rudy Guede. Accusato di lesioni personali, maltrattamenti e violenza nei confronti dell’ex fidanzata 23enne, il 36enne ivoriano già condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, dovrà tenersi ad almeno 500 metri dalla ragazza. Una misura cautelare disposta dal procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemma, in seguito alle denuncia della giovane. Guede, uscito dal carcere di Viterbo il 23 novembre 2021 dopo 13 anni di detenzione, alcuni dei quali scontati in semilibertà, dopo aver collaborato con il Centro Studi Criminologici della Tuscia, è rimasto a Viterbo dove lavora come cameriere.

Unico condannato, con rito abbreviato, per la morte della 22enne studentessa inglese, uccisa a Perugia in circostanze mai del tutto chiarite il 1° novembre 2007. Ad applicare il braccialetto elettronico, ieri mattina, gli agenti della squadra mobile. Una notizia che non stupisce gli altri due imputati, assolti in Cassazione, Raffaele Sollecito e l’allora fidanzata statunitense Amanda Knox. «Non seguo la vita di Guede – spiega Sollecito – Certo, alla luce di quanto accaduto oggi, mi sembra che non sia cambiato. Quello che era prima di entrare in carcere, quello che leggevamo negli atti, si riconferma tristemente e altrettanto tristemente si constata che non si è pentito». Intimorita dalla brutta storia la compagna di stanza di Meredith: «Che paura – commenta Amanda Knox – Mi dispiace tanto per la sua ex ragazza. Non voglio entrare nel merito della vicenda ma spero che abbia il sostegno di cui ha bisogno». Niente di nuovo, per Giuliano Mignini, il magistrato, ora in pensione, che si occupò del processo. «È una vicenda che fa pensare – dice Mignini – Certo questa è una storia completamente diversa da quella per la quale è stato giudicato. E quest’ultima proprio non la conosco. Guede era gentile e disponibile durante le indagini. Emerse solo che in passato era stato un po’ scorretto con le ragazze. Diciamo così. Questo è quello che ricordo».

È la sera del 1° novembre di 16 anni fa quando Meredith, una studentessa inglese all’Università di Perugia con il Progetto Erasmus, viene trovata sgozzata nella sua camera da letto in un villino in via della Pergola. In primo grado nel 2009 vengono condannati, in concorso fra loro e con Guede, Sollecito e la Knox. In appello, nel 2011, vengono assolti. Sentenza che non convince la Procura Generale di Perugia che fa ricorso in Cassazione. Al Palazzaccio gli ermellini cassano la sentenza, due anni dopo, rimandando gli atti alla Corte di Assise d’Appello di Firenze per un nuovo procedimento d’Appello. E nel 2014 Sollecito e la Knox sono di nuovo condannati, rispettivamente a 25 e 28 anni di carcere. In assenza di prove nel 2016 la Cassazione li proscioglie definitivamente, assolvendoli per non aver commesso il fatto.

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