Il processo in Vaticano che vede impegnato il cardinale Giovanni Angelo Becciu sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del Palazzo di Londra si avvia alla fine. L’avvocato Maria Concetta Marzo, a nome anche del collega Fabio Viglione, ha tirato oggi le conclusioni in difesa del card. Becciu. “Come difesa, chiediamo l’assoluzione del cardinale con la formula più ampia, così da fare giustizia e restituire al cardinale la dignità che gli è stata tolta in questi ultimi anni“, ha detto il legale nel corso dell’83esima udienza del processo, dedicata alle arringhe difensive.
La sentenza dovrebbe essere emessa entro sabato 16 dicembre, dopo le repliche delle parti che sono state calendarizzate per lunedì per l’accusa e le parti civili e per martedì 12 per le difese. In apertura di udienza odierna, l’avvocato Vaglione ha messo in evidenza le “evidenti contraddizioni” nei capi d’accusa e i “pregiudizi nei confronti del card. Becciu, su fatti, documenti, su specifiche accuse di fronte alle quali il suo coinvolgimento è totalmente ingiustificato, alla luce dei fatti che abbiamo ricostruito“. Nello specifico, il legale ha portato come esempio il fatto che ““è del tutto privo di lucidità e di buon senso sostenere che avrebbe dovuto violare la legge per consentire a persone sconosciute di guadagnare alle spalle della Segreteria di Stato“. Tutto questo, ha proseguito, Vaglione, “non può avere altro senso che l’ottusa ricostruzione in danno dell’allora sostituto“.
Alla luce di questo, ha detto ancora, è impossibile “continuare a sostenere la responsabilità del card. Becciu sulle vicende in oggetto. Contro di lui c’è un pregiudizio accusatori, che è figlio di un teorema“. Il legale ha affermato di essere andato, insieme alla collega, “oltre le prove dell’innocenza: qui abbiamo provato la genesi di come in un’inchiesta su un investimento si è voluto tirare dentro a forza il card. Becciu“. Anche il difensore del funzionario dell’Ufficio amministrativo, Fabrizio Tirabassi, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito. Quella “genesi” è nel “memoriale” di mons. Alberto Perlasca, documento di cui nel processo sono emersi i suggerimenti, i condizionamenti e, di conseguenza, la mancanza di credibilità: su questo si basa la richiesta di assoluzione dei difensori del cardinale.