Un virus attaccato come parassita a un altro virus, tanto da essere stato soprannominato virus vampiro. Questa l’incredibile scoperta compiuta da un gruppo di ricercatori della facoltà di Scienze Naturali e Matematiche dell’università del Maryland (Baltimora) in collaborazione con gli scienziati della Washington University di St. Louis.
Virus che parassitano altri virus
Il team di studiosi, guidato dalla professoressa Tagide deCarvalho, ha potuto osservare qualcosa che, fino ai giorni nostri, era stato soltanto ipotezzato. Parliamo dell’esistenza di virus che parassitano altri patogeni. Basti sapere che già dal 1973 alcuni ricercatori stavano cercando quello che all’epoca veniva chiamato virus satellite, studiando il batteriofago P2, ossia un virus che infetta il batterio intestinale Escherichia coli. In alcuni casi, quel genere di infezione portava alla nascita di due diversi generi di virus, il fago P2 e il fago P4
Studiando vari tipi di terreno di coltura prelevati nel Maryland e nel Missouri, il gruppo della professoressa deCarvalho ha finalmente trovato ciò che per anni è stato cercato senza esito. È stato infatti osservato al microscopio un virus satellite, chiamato MiniFlayer, strettamente connesso a un altro virus fago, denominato invece MindFlayer, noto per infettare il batterio Streptomyces. I due patogeni, insomma, erano connessi fra loro. Ma non finisce qui.
Il gruppo di ricercatori ha notato che MiniFlayer non si comportava come un normale satellite. Al microscopio, infatti, è stato visto come il piccolo virus rotondo, di colore viola, fosse attaccato alla base del virus più grande. In sostanza, MiniFlayer si trovava letteralmente attaccato al collo di MindFlayer. Da qui il soprannome “virus vampiro”.
Come funziona il virus vampiro
Questa situazione, del tutto straordinaria, è spiegabile con il fatto che MiniFlayer non è un virus che resta dormiente in attesa che il suo compagno infetti un batterio. Invece di rimanere in attesa, questo piccolo virus vampiro si è evoluto, sviluppando un’appendice che gli consente di attaccarsi al collo dell’altro virus, sottomettendolo. Non sappiamo se col tempo MindFlayer, la “vittima” di questo connubio, svilupperà un modo per tutelarsi.
“Quando l’ho visto, ho pensato: ‘Non posso crederci’. Nessuno ha mai visto un batteriofago attaccarsi a un altro virus“, ha dichiarato la professoressa Tagide deCarvalho al Washington Post. “Non sappiamo se il satellite (MiniFlayer) sta iniettando o meno il suo Dna nell’aiutante o se si sta solo facendo dare un passaggio per poi cadere. Speriamo che qualcun altro porti avanti questo lavoro per rispondere a questa domanda davvero interessante“.
Lo studio è stato recentemente pubblicato sul Journal of the International Society for Microbial Ecology.