L’effetto della nuova Irpef sulle casse locali potrebbe essere impegnativo, ma i risultati sulle buste paga dei lavoratori dipendenti saranno notevoli. Lo stipendio annuale potrebbe aumentare fino a 1.298 euro. In questo frangente è importante comprendere le conseguenze economiche che la modifica avrà sulle tasche dei cittadini e su quelle dei comuni.
Il decreto
Il decreto in questione attua la modifica all’Irpef. Vengono infatti accorpati i primi due scaglioni dell’imposta e per il 2024 si utilizzerà una sola aliquota al 23% per i redditi fino a 28mila euro e per quanto riguarda quelli da 15 a 28mila si verserà il 25%. Il testo del decreto prevede che l’addizionale comunale venga adeguata rispettando il termine per il bilancio preventivo, attualmente è fissato al 31 dicembre, in alternativa la cancellazione automatica della seconda aliquota e l’impiego della prima fino a 28mila euro. Quest’ultima misura potrebbe causare un ammanco di gettito rispetto al 2023 per i comuni con aliquote crescenti, poiché il secondo scaglione verrebbe tassato nel 2024 in maniera più lieve, quindi con la prima aliquota. Complessivamente sono 801 i municipi che nel 2023 applicheranno l’addizionale comunale seguendo lo schema a quattro aliquote. Nel 2024 dovranno capire se adeguarsi o meno alle tre previste.
Le conseguenze sui dipendenti
Considerando la nuova aliquota Irpef e la riduzione del cuneo fiscale, le buste paga dei dipendenti saliranno di quasi 1300 euro all’anno. Questo calcolo è stato effettuato dal Mef che ha basato il proprio studio su una paga che ammonta a 27.500 euro lordi annuali. Il governo ha però scelto di modificare il beneficio in questione per i redditi più alti, infatti per chi dichiara più di 50mila euro otterrà una franchigia sulle detrazioni fiscali. Si tratta di una decurtazione di 260 euro sulla detrazione spettante che va applicata agli sconti del 19%, alle erogazioni liberali a favore delle Onlus, dei partiti e del Terzo settore. Inoltre viene attribuita anche alle detrazioni sui premi per l’assicurazione sulle calamità.
Gli effetti del nuovo sistema
Nella maggior parte delle situazioni, la differenza di aliquota tra il primo e il secondo livello è minima e spesso si attesta tra lo 0,1% e lo 0,2% di imposta aggiuntiva. Considerando un reddito di 28mila euro, ciò si traduce in una variazione di tassazione compresa tra 13 e 26 euro. Questa cifra risulta relativamente modesta per i singoli contribuenti e si manifesterebbe solamente al momento del saldo, poiché l’anticipo per il 2024 sarà comunque calcolato in base alle disposizioni deliberate per il 2023. Tuttavia, l’impatto sulle finanze locali potrebbe essere significativo. Per questo motivo, già il 9 novembre scorso, l’accordo stipulato nella Conferenza unificata tra il Governo e le Regioni (con l’approvazione di Anci e Upi) ha contemplato la possibilità per gli enti territoriali, dalle Regioni ai Comuni, di mantenere i quattro livelli anche per il 2024.