Giorgia Meloni ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale e messo la parola fine all’eredità filo cinese del governo Conte. Come anticipato dal Corriere della Sera, il 3 dicembre l’Italia ha ufficializzato la sua uscita dopo quattro anni dalla Belt and road initiative, la nuova Via della Seta ideata dal presidente Xi Jinping, senza comunicazioni pubbliche come d’accordo con Pechino. L’accordo scadrà il 22 marzo 2024 e non sarà rinnovato. Il nostro Paese è stato l’unico tra i membri del G7 ad aderire al progetto, generando non pochi malumori tra gli alleati americani. Da Palazzo Chigi non sono arrivate dichiarazioni in merito a questa vicenda, se non un secco “no comment”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, invece, ha affermato che “la Via della Seta non è una nostra priorità” e che “non ha prodotto gli effetti sperati“.
Il governo italiano ha cercato di evitare lo sfilamento dalla Bri tramite una disdetta formale, cambiando i termini dell’accordo in modo da passare ad un’uscita per mancanza di esplicito rinnovo. Pechino, però, ha rifiutato questa opzione dopo settimane di complessi dialoghi diplomatici. Il procedimento si è chiuso con una nota verbale consegnata alle autorità della Repubblica popolare, in cui l’esecutivo guidato dal premier Meloni ha espresso il suo impegno a rilanciare il partenariato strategico tra i due Stati che, negli ultimi anni, non è stato sfruttato appieno.
L’uscita in sordina dell’Italia dal progetto cinese è stata funzionale ad entrambi i Paesi. Roma ha tutto l’interesse a mantenere buoni rapporti con la seconda economia del mondo, vista anche la concorrenza diretta di Francia e Germania, mentre Pechino vuole evitare che l’abbandono da parte dell’Italia della Belt and road initiative, già parzialmente in crisi per motivazioni di natura finanziaria, abbia effetti su altri governi. Nei prossimi mesi, inoltre, si potrà valutare l’impatto che la decisione del governo Meloni avrà sul Made in Italy. Vi è, infatti, la possibilità di ritorsioni di natura economica da parte della Repubblica popolare, in particolare per quanto riguarda il settore del lusso.
Il memorandum sulla Via della Seta è stato firmato da Giuseppe Conte e Xi Jinping il 23 marzo del 2019, in una Villa Madama blindata con picchetto d’onore, tappeto rosso, elicotteri e un imponente apparato di sicurezza. L’intesa che tanto aveva affascinato il leader del Movimento 5 Stelle prometteva accordi fino a 20 miliardi di euro tra diretti e indotto. Il bilancio del quadriennio all’interno del progetto internazionale di Pechino, però, è decisamente negativo. Complici i due anni di Covid, la contrarietà di Washington e il cambio di governo in Italia, gli accordi con la Repubblica popolare hanno prodotto molto poco.