Altolà al giaguaro da smacchiare, agli scogli da asciugare, alle mucche nel corridoio e a tutte le altre celebri metafore che hanno fatto la fortuna delle imitazioni di Crozza: a 72 anni Pier Luigi Bersani si reinventa dopo la politica e piomba a tutto gas sul cinema, rifiutando allo stesso tempo qualsiasi prospettiva di una candidatura alle prossime elezioni europee. Chi ha visto l’anteprima del cortometraggio “Coupon – Il film della felicità” giura che l’ex segretario del Partito democratico se la sia cavata benissimo nel suo debutto assoluto sul grande schermo. E non si stenta a crederlo perché – comunque la si pensi sulle idee politiche del ministro sotto i governi Prodi – Bersani si è sempre dimostrato un uomo carico di profonda simpatia e di (auto)ironia, spesso capace di empatizzare e andare d’accordo anche con esponenti e militanti ben distanti dalla sua ideologia. E forse è proprio che sta il punto, come qualcuno ha già fatto sommessamente notare con una certa dose di cattiveria: ma non sarebbe stato meglio per lui (e per tutti noi) se avesse scelto il lavoro dell’attore invece di quello del politico?
Dal fallimento del Pd all’uscita di scena politica
Perché, nelle sue tante vite politiche, il chierichetto comunista di Bettola è stato, sì, un buon presidente di Regione e un discreto ministro ma – in fin dei conti – si è dimostrato anche un pessimo leader del Pd, avendo gettato alle ortiche la più grande occasione che il centrosinistra aveva avuto per andare al governo del Paese negli ultimi vent’anni senza giochi e intrighi di palazzo. E invece niente: le elezioni politiche del 2013, che Bersani aveva praticamente in tasca, vennero clamorosamente perse (o “non vinte” come dichiarò lui stesso a urne chiuse), complici anche una straordinaria rimonta di Berlusconi in campagna elettorale e il boom dei 5 Stelle nati tre anni prima. Per Pier Luigi niente Palazzo Chigi, nessun presidente della Repubblica votato con Grillo e un mesto inevitabile allontanamento dal Nazareno. Renzi contribuì ad accompagnarlo alla porta dal partito e il progetto fallimentare nel 2018 di Liberi e Uguali – in combutta con D’Alema, Speranza e Grasso – fu solo l’ultimo capitolo di una parabola politica discendente che poi lo ha fatto desistere da una nuova candidatura alla Camera.
Dopo l’abbraccio alla Schlein, che ha sancito dopo sei anni la pace con il Pd, e dopo quattordici mesi da “battitore libero” nel commentare l’attualità politica negli studi televisivi (soprattutto da Floris) ora quindi è arrivato il momento del cinema. Da governatore, ministro dello Sviluppo economico e capo dei Democratici, il bonario Bersani si è trasformato in rider, prete e salumiere. Il corto di venti minuti è diretto da Agostino Ferrente e vede anche la partecipazione della grande attrice Milena Vukotic, della poetessa Maria Grazia Calandrone, dell’attore Paolo Lombardi e del cantautore Andrea Satta. Un film tutto politico che racconta la solitudine e i mali del nostro tempo: il cosiddetto “paese reale”, racconta Bersani, che parla di una pellicola “amara”. “Se non riesci ad avere un sistema di relazioni c’è la solitudine. Ed è un problema sociale enorme” di cui la stessa sinistra dovrebbe tornare a interessarsi di più, sembrerebbe un po’ la sua indicazione. E lui di solitudine (politica, naturalmente) se ne intende eccome: un famosissimo scatto fotografico lo vedeva del resto ritratto senza compagna su un tavolo di un pub a sorseggiare un boccale di birra. E anche ieri il pubblico nella saletta del cinema Eden non era esattamente quello delle grandi occasioni: nessun tra i santoni della sinistra è venuto a guardarlo, anche se non è certo mancata la fedelissima Chiara Geloni, colei che ideò nel febbraio 2013 sul tetto del Nazareno una Haka (la danza tipica e minacciosa del popolo Maori) al grido di “Lo smacchiamo!”. Il “giaguaro” (Berlusconi) si salvò; Bersani decisamente meno.
Le innate capacità di Bersani come showman
Tutto si svolge in una Roma deserta d’agosto. Qui Andrea ha una sola mission: accumulare punti per il Coupon della Felicità. E, mentre canta ossessivamente la sua canzone, in questo corto-musicarello si avventura con la bicicletta per raggiungere un supermercato dove acquistare scatolette di tonno, di cui è allergico, ma che continua ad accumulare per ottenere i punti che gli faranno vincere il misterioso Coupon della Felicità. Il regista commenta la sua opera affermando di non sapere “spiegare cos’è Coupon, il film della Felicità: è un filmino anomalo, un piccolo Ufo cinematografico che non saprei proprio in quale genere o categoria incasellare“. Lo stesso Pier Luigi Bersani rivela l’idea di questo film gli era piaciuta fin da subito perché “credo rappresenti in qualche modo la realtà e soprattutto che se c’è una possibilità di felicità e solo nella relazione con gli altri“. In ogni caso desidera subito mettere bene in chiaro le cose: “Vi assicuro che non farò l’attore“. E, visti i suoi ultimi deludenti anni in politica le sue altrettanti indiscusse doti di intrattenitore, è veramente un grande peccato.