E i calciatori chiedono aiuto: “Non ce la facciamo più”

E i calciatori chiedono aiuto: "Non ce la facciamo più"

«È dal 2019 che denunciamo il fatto che si gioca troppo». Lo dice chiaramente, Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione italiana calciatori, nonché vicepresidente della Figc. Lo raccontano «i dati sugli infortuni ma anche sulle prestazioni, soprattutto dopo le fasi back to back con poco recupero. Sono dati con rilevanze scientifiche. Oggi, tra defaticanti, rifiniture e riposi post trasferta, in certi casi ci sono solo 15 allenamenti veri durante l’anno».

Calcagno, un passato da centrocampista nel professionismo, spiega. «I calciatori di oggi giocano con un’intensità molto maggiore rispetto al passato, ma si allenano un decimo rispetto a 10 anni fa e il problema riguarda anche i calendari internazionali. A me preoccupa tanto il nuovo formato della Champions League». Dal 2024, le partite saranno infatti 203 rispetto alle attuali 137. «Ma quello che spaventa di più è il nuovo Mondiale per club», il torneo che avrà il suo calcio d’inizio nel 2025, con 8 gruppi da 4 squadre ciascuno. «La situazione è molto delicata. Ogni volta che parliamo delle troppe partite, sembra che vogliamo mandare in vacanza i calciatori».

L’Aic già in primavera aveva illustrato come il tema della salute dei calciatori fosse concretamente in cima all’agenda. Conferma ne è lo studio in corso sulle malattie connesse all’ipermedicalizzazione dei calciatori, per esempio per abuso di antinfiammatori. Un’indagine che replica quella del 2003 su mille giocatori di A e B, testati con campioni di saliva e questionario per la creazione di un database, nato per analizzare l’evoluzione clinica di atleti sottoposti alla somministrazione di farmaci per infortuni. «Uno studio che ci disse», prosegue Calcagno, compagno di squadra di Vialli nella Samp scudettata, «come l’incidenza di malattie tumorali e cardiovascolari nei calciatori fosse inferiore al 30% rispetto alla media nazionale. Diverso è per la Sla, che nella categoria ha incidenza doppia». L’Aic guarda anche a nuove frontiere, come il monitoraggio in tempo reale della salute dei calciatori attraverso anche l’analisi dell’occhio, in seguito a scontri di gioco che comportano colpi alla testa, ma il punto di partenza resta quello: «Rispetto alle troppe partite giocate, un dato su tutti», chiude il presidente Aic. «Gli studi dicono che se ne dovrebbero giocare 38. In realtà se ne giocano circa 70 all’anno».

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