La guerra in Ucraina continua, anche se ormai stabilizzata su un alcuni specifici fronti. Uno di questi, quello più caldo, è quello che vede protagonista il fiume Dnipro, dove da tempo le forze ucraine tentano di stabilizzarsi sulla riva orientale.
Da alcune settimane, la controffensiva di Kiev ha ripreso vigore per cercare di stabilizzare le teste di ponte sulla riva sinistra del fiume, soprattutto nell’area vicino a Kherson. La scorsa settimana, le forze armate ucraine avevano segnalato di avere finalizzato con successo alcune incursioni su diversi punti della costa del Dnipro occupata dai russi. L’esercito di Kiev aveva spiegato che erano in corso pesanti combattimenti con le truppe di Mosca, segnalando quindi la riattivazione di un fronte che sembrava essersi in qualche modo cristallizzato con la riconquista di Kherson avvenuta l’anno scorso.
Non un’avanzata in grande stile, ma una serie di raid che hanno comunque mostrato la volontà di Kiev di penetrare in quel territorio, mettendo pressione ai comandi del Cremlino. Ad ammetterlo erano stato le stesse autorità russe della regione di Kherson, il cui vertice, Vladimir Saldo, aveva spiegato attraverso i social che “piccoli gruppi” ucraini avevano effettivamente conquistato delle posizioni sulla riva sinistra del Dnipro. I media russi avevano riferito che le forze di Mosca avevano bloccato gli ucraini nei pressi di Krynky e che questi ultimi erano stati ricevuti da “un inferno di fuoco“. Tuttavia, al netto delle modalità con cui è stata rilanciata la notizia, il punto più rilevante è stata l’ammissione da parte di un alto funzionario del governo filorusso sullo sbarco di truppe ucraine su quella costa occupata ormai stabilmente da parte della Federazione. Della battaglia nella cittadina ucraina ne aveva parlato anche l’intelligence britannica, che nel suo consueto resoconto sul social X aveva spiegato che i combattimenti erano in corso proprio vicino a Krynky, “dove i marines ucraini mantengono una testa di ponte“.
A confermare la pressione da parte di Kiev sulle truppe russe di stanza lungo il Dnipro è stata anche la portavoce dell’esercito ucraino, Natalia Goumeniouk, che aveva detto che l’esercito di Mosca si era dovuto allontanare di circa otto chilometri. Una notizia che in qualche modo era stata certificata anche dal ministro della Difesa di Mosca, Sergei Shoigu, che nei giorni scorsi ha però comunicato il respingimento di “tutte le operazioni di sbarco ucraine“. Molti osservatori ritengono che in realtà le forze russe abbiano effettivamente ormai perso alcuni avamposto sulla sponda orientale del grande fiume che divide l’Ucraina. Tuttavia, tutti concordano sul fatto che i combattimenti si stiano facendo pesanti. Un testimone ha raccontato alla Cnn che in questi giorni le truppe russe hanno colpito ripetutamente le forze avversarie con missili e droni: segno che il Cremlino teme una possibile avanzata ucraina nell’area, ma anche che per Kiev la conquista di queste postazioni non è priva di un tributo di mezzi e sangue.