“Un genocidio in corso”. Greta Thunberg ancora contro Israele

"Un genocidio in corso". Greta Thunberg ancora contro Israele

Dal verde dell’ecologismo militante a quello delle bandiere dei filo-Hamas. Certe posizioni oltranziste rischiano di portare Greta Thunberg esattamente in quella pericolosa direzione. Dopo aver preso pubblicamente posizione contro Israele, la giovane attivista del movimento dei Fridays for Future è tornata a farsi sentire assieme ai suoi compagni di lotta per sostenere la causa palestinese e accusare di “genocidio” di governo di Tel Aviv. “Il tasso di mortalità a Gaza è ai massimi storici, con migliaia di bambini uccisi in poche settimane. Chiedere la fine di questa violenza ingiustificabile è una questione di umanità fondamentale. Il silenzio è complicità. Non si può restare in silenzio davanti a un genocidio in corso“, ha tuonato sui social Greta.

E in un articolo pubblicato sull’Aftonbladet e sul Guardian, la giovane ambientalista svedese e i suoi sodali hanno rincarato la dose. “Gli orribili assassini commessi da Hamas contro civili israeliani non possono in alcun modo legittimare i crimini di guerra in corso da parte di Israele. Il genocidio non è auto difesa, ne è in alcun modo una risposta proporzionata“, si legge. Pur condannando giustamente gli orrori dei terroristi pro-Palestina, gli attivisti green hanno usato toni di esplicita ostilità verso chi in questo momento sta cercando di estirpare proprio quella minaccia. E se è vero che a Gaza muoiono anche poveri innocenti tra i civili è altrettanto vero che l’accusa di “genocidio” appare tecnicamente discutibile in quanto la volontà di Tel Aviv non è quella di sterminare un intero popolo in maniera deliberata (come avviene appunto nei genocidi).

Tutti quelli che si esprimono su questa crisi hanno la responsabilità di distinguere fra Hamas, i musulmani, i palestinesi, e fra lo stato di Israele, gli ebrei e gli israeliani“, hanno anche sottolineato gli attivisti di Fridays For Future Svezia. Eppure la prima a utilizzare toni ambigui sul conflitto in corso era stata la stessa Greta Thunberg, che nell’ottobre scorso aveva espresso sui social la propria vicinanza a Gaza e a “tutti i civili colpiti, senza però menzionare esplicitamente gli ostaggi ebrei e gli israeliani sterminati durante gli attacchi di Hamas ai kibbutz. Pochi giorni dopo, la paladina dell’ambientalismo era stata criticata per aver condiviso su Instagram il post di un gruppo filo palestinese tedesco in cui Israele veniva accusata di genocidio.

A seguito di quelle prese di posizione, il movimento per la protezione del clima si era già spaccato al suo interno, con voci critiche proprio sull’atteggiamento della Thunberg. A umiliare la giovane attivista era stata una sua “collega” israeliana, che in un’accorata lettera l’aveva invitata ad andare in Israele per vedere le tracce dei massacri compiuti dai terroristi in nome della “Palestina libera”.

“Il tasso di mortalità a Gaza è ai massimi storici, con migliaia di bambini uccisi in poche settimane. Chiedere la fine di questa violenza ingiustificabile è una questione di umanità fondamentale. Il silenzio è complicità. Non si può restare in silenzio davanti a un genocidio in corso”.

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