“Ti chiami Andy o Mandie?”. Trans fa causa per molestie ma perde in tribunale

Mandie Monroe (Facebook)

Una vicenda quasi surreale quella ci arriva dalla contea inglese del Bedfordshire che ha per protagonista una donna trans. Mandie Monroe – professione operatrice comunale – ha fatto causa al Central Bedfordshire Council per molestie. Il motivo? Le è stato chiesto quale nome utilizzasse. “Ti chiami Andy o Mandie?”, la presunta discriminazione. Ma nessun lieto fine per la ricorrente: il tribunale le ha dato torto.

Ma andiamo per gradi. Come riportato dal Telegraph, non ci troviamo di fronte a un episodio di discriminazione, omofobia o altre possibili accuse cavalli di battaglia della comunità arcobaleno. La trans ha infatti creato una situazione a dir poco confusa dopo essere entrata a far parte del Central Bedfordshire Council nell’aprile del 2022 come responsabile dell’edilizia abitativa. A un tribunale del lavoro è stato detto che il suo nome sulla lista era Mandie, ma la firma nelle e-mail si riferiva ad Andy.

Durante il colloquio di lavoro, Mandie Monroe – conosciuta come Andy Mason prima della transizione – ha detto ai datori di lavoro di essere della “vecchia scuola” e di non badare minimamente ai pronomi, solitamente fondamentali per gli esponenti Lgbt. Insomma, quando le è stato chiesto se aveva delle preferenze, la risposta è stata un semplice e conciso “no”. Nonostante ciò, per evitare fraintendimenti, il manager le ha chiesto quale nome avrebbe preferito utilizzare per garantire che ci fosse “coerenza” per il personale comunale e gli ospiti.

Ma l’esperienza al Central Bedfordshire Council non è stata delle migliori per Mandie Monroe. Poche settimane dopo l’assunzione, la trans è stata licenziata per una disputa legata unicamente a questioni di lavoro. Evidentemente stizzita, ha dunque citato in giudizio il Central Bedfordshire Council, puntando il dito contro le molestie ricevute a proposito del nome preferito. Come anticipato, complice il buon senso, il tribunale del lavoro le ha dato torto: secondo il giudice Stephen Bedeau, il suo capo aveva semplicemente cercato di chiedere chiarimenti, nessuna discriminazione.

“Nel modulo di domanda (per il lavoro, ndr) ha utilizzato il nome Andy Mason e durante tutto il colloquio è stata chiamata con il nome di battesimo Andy. Alla fine del colloquio, ha rivelato di essere trans”, si legge nelle motivazioni: “A quel punto è stata ringraziata dalla signora Brown e dalla signora Rodriguez per averle informate e la signora Brown le ha chiesto quali fossero i suoi pronomi preferiti”. La sua replica è stata perentoria: “Non mi interesso dei pronomi… puoi chiamarmi Andy”. E ancora: “Secondo la Brown, la risposta della Monroe è stata: ‘Sono della vecchia scuola, non mi concentro davvero su quei pronomi’”. Il tribunale ha concluso che la trans “fosse contenta” di essere chiamata Andy e che “non avesse detto che rivolgersi a lei al maschile fosse inaccettabile”.

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