Niente primarie in casa Partito Democratico: il candidato a sindaco di Firenze è stato scelto dall’alto ed è stato individuato nel nome di Sara Funaro. Non potendo più Dario Nardella ricandidarsi per legge al terzo mandato da primo cittadino fiorentino (con tutta probabilità è pronto per lui un seggio sicuro per l’Europarlamento) ecco che il Pd locale opta per una piena continuità amministrativa, puntando tutto sull’assessore all’Educazione, Welfare e Immigrazione della giunta uscente. L’assemblea cittadina dei dem ha approvato la relazione del segretario Andrea Ceccarelli con 132 voti a favore e 24 contrari: no alle primarie – come era scontato dopo l’accelerazione impressa dai vertici del partito nelle ultime settimane – e così nel giugno 2024 il capoluogo toscano potrebbe avere la prima sindaca della storia della città. Vista infatti la decennale tradizione elettorale, la Funaro parte nettamente favorita a Firenze; a meno che il centrodestra non schieri uno sfidante di alto livello tale da soffiarle un successo che lei si sente già in tasca. Ma chi è esattamente Sara Funaro?
Dal volontariato alla politica: il percorso di Sara Funaro
Nasce a Firenze il 12 maggio 1976: una data particolarmente significativa per lei – come ama spesso ricordare – almeno per due ragioni: quello è l’anno in cui Tina Anselmi diventa la prima donna ministro, mentre il giorno e il mese cadono due anni esatti dopo prima la rivoluzione del referendum sul divorzio, nonché 365 giorni dopo la morte di Giorgiana Masi, uccisa da un colpo di pistola mentre festeggiava proprio quella vittoria. La madre, Antonina, cattolica, è figlia di Piero Bargellini, storico sindaco di Firenze durante la terribile alluvione del 1966; il padre, Renzo Funaro, di religione ebraica (la stessa che lei ha abbracciato), è architetto con un passato nel Partito Socialista. Uno suo cugino era Lorenzo «Mao» Bargellini, leader del Movimento di lotta per la casa, scomparso nel 2017, che mise in difficoltà Sara Funaro quando lei assessora alla casa e avrebbe dovuto lottare contro di lui che le occupava.
Dopo avere frequentato il liceo classico Machiavelli, si laurea in Psicologia e specializzata in Psicoterapia all’Università di Firenze mentre, nel frattempo, compie i suoi primi passi nel volontariato. Ha lavorato come psicoterapeuta clinica con studio privato ed è cofondatrice della scuola di Psicoterapia fenomenologico dinamica. Ha operato inoltre presso l’Ospizio Israelitico e come formatrice del personale in vari enti in Italia. Condivide la sua vita condivisa da undici anni con il suo compagno, ingegnere. Esordisce nella politica attiva nel 2009, quando il futuro sindaco di Firenze Matteo Renzi la candida nella lista che porta il suo nome, ma non viene eletta. Le andrà meglio la volta successiva: entra nel Consiglio comunale nel 2014 e viene riconfermata cinque anni dopo quando incasserà 2.009 voti. I segretari e le scissioni nel Pd si succedono in continuazione, ma lei resta sempre in disparte nelle varie polemiche. Pochissime critiche dirette e una sola vera occasione di scontro che coincide con la sua partecipazione in difesa del ddl Zan una volta affossato in Senato. Del resto lei non mai nascosto il proprio sostegno alla comunità Lgbt: non è infatti mai mancata a un Pride ed è ospite fissa del Florence Queer Festival.
Renzi le metterà i bastoni tra le ruote
La sua forte attenzione al sociale e il suo impegno in difesa dei diritti degli stranieri l’ha fatta trovare in sintonia con la segretaria Schlein. Anche se, a dirla tutta, Sara Funaro si era in realtà schierata a favore di Stefano Bonaccini alle ultime primarie del Pd. Il via libera a una candidata non di stretta osservanza congressuale è arrivato – pur sacrificando quasi certamente l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle – con la promessa che non ci sia in coalizione il temutissimo padrone di casa Renzi. Quest’ultimo, per ripicca, potrebbe farle trovare sulla sua strada come avversaria a Palazzo Vecchio una vecchia amica della stessa Funaro: Stefania Saccardi, attuale vicepresidente della Regione Toscana per Italia Viva. E se i grillini optassero anche loro per una corsa solitaria, allora il centrodestra potrebbe anche avere qualche chance di vittoria tra sei mesi. Tutto dipenderà dal nome del suo candidato sindaco di Firenze.