Il canto libero di Battisti

Il canto libero di Battisti

L’ ex terrorista rosso Cesare Battisti, che dal 2019 sta scontando l’ergastolo, ha chiesto di incontrare i familiari delle sue vittime, primo passo per ottenere in futuro permessi premio.

Non staremo a stilare la bio-bibliografia di Battisti, estremista rosso, nel senso di comunista, e scrittore noir, nel senso di gialli. Basti ricordare che fu membro attivo del gruppo eversivo Proletari Armati per il Comunismo – ideologia che serviva a copertura di un lucroso banditismo ed è stato condannato in via definitiva per quattro omicidi. A margine, ha ridotto sulla sedia a rotelle il figlio di una delle vittime, è rimasto latitante per quasi 40 anni e incidentalmente è stato difeso da una facinorosa fetta dell’intellighenzia italiana, notoriamente la peggiore d’Europa.

Ora, dopo quattro anni di carcere, si parla di permessi premio. Molto bene.

Naturalmente qui non è questione di buonismo, perdonismo, pentitismo, giustizialismo. Ma della famosa incertezza della pena che vige in Italia.

Personalmente crediamo che i percorsi di mediazione siano un diritto dei detenuti e i permessi rispondano a una necessaria esigenza di risocializzazione. Fosse per noi, dopo inderogabile visita di una delegazione del Pd in carcere, Cesare Battisti può essere completamente riabilitato e assunto nella pubblica amministrazione. Con la qualifica di dirigente. No, non sarà un’avventura.

Il pentimento per convenienza è un azzardo, ma può andargli bene. Alla fine – e Battisti lo sa – l’unica artefice dei nostri destini è la Fortuna. Entità notoriamente più cieca della Giustizia.

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