Cadono bombe ogni dieci minuti sul sud della Striscia di Gaza, denuncia l’Onu. «Raggiunti quasi tutti gli obiettivi a nord», l’esercito di Israele non smette di martellare con i raid aerei tutta la Striscia, ma ora soprattutto la parte meridionale, dove entra con i tank alla periferia est di Khan Yunis, l’area in cui aveva chiesto ai civili di rifugiarsi nella prima fase della guerra e che ha invitato invece nei giorni scorsi a evacuare, dando vita a un nuovo disperato esodo palestinese verso il confine con l’Egitto, già saturo di profughi. L’offensiva di terra è ormai in corso nell’intera Striscia. L’autostrada Salah ad-Din, che attraversa verticalmente nord e sud, è «zona di battaglia» e in azione è entrata anche la Brigata Kfir, la più giovane e più grande compagnia di fanteria, istituita nel 2005.
L’offensiva dell’Idf nel meridione della Striscia, oltre ad aggravare la già disastrosa situazione umanitaria, accresce l’ansia dei famigliari degli ostaggi ancora in mano ai gruppi islamisti a Gaza. I parenti dei rapiti, compresi i rilasciati, hanno chiesto con insistenza un incontro con il premier Netanyahu e il Gabinetto di guerra, che potrebbe avvenire oggi, per chiedere di riprendere subito i negoziati e riportare a casa i propri «a ogni costo». Chi è ancora a Gaza rischia di essere ucciso o di morire sotto le bombe o per fame. Ieri si è avuta notizia dell’ultima vittima, Yonatan Samarno, 21 anni, deejay al Supernova, il rave dove sono stati uccisi oltre 360 giovani. Rapito, il ragazzo è morto durante la prigionia. Dal 7 ottobre sono 15 gli ostaggi morti a Gaza, 11 civili e 4 soldati. In totale 122 i rapiti ancora in mano a Hamas. Al tentativo di liberarli lavora senza sosta la diplomazia americana. Domenica notte il segretario di Stato Blinken ha sentito il premier Netanyahu e l’emiro del Qatar Al Thani. Oggi a Doha si terrà un vertice dei leader del Golfo – Kuwait, Bahrein, Arabia Saudita, Oman ed Emirati Arabi Uniti – per trovare una posizione comune. E in settimana entra in gioco anche Vladimir Putin, con una visita in Arabia saudita e negli Emirati arabi. La Croce Rossa chiede intanto di incontrare gli ostaggi, mentre la presidente Spoljaric, ieri nella Striscia, denuncia una situazione intollerabile. «Qui si muore e basta», confermano da Khan Yunis.
Le vittime palestinesi sono ormai circa 16mila, oltre 300 solo dalla ripresa dei combattimenti dopo la pausa. «Gli ospedali sono inondati di cadaveri», denuncia il direttore del ministero della Sanità di Gaza, Munir al-Barsh. E il bilancio si aggrava di ora in ora. L’agenzia palestinese Wafa riferisce di almeno 50 vittime nei raid su due scuole a Gaza City, prova che la battaglia non si è chiusa a nord. L’esercito ha fatto saltare in aria anche il palazzo di Giustizia di Gaza, altro simbolo del potere islamista. Le comunicazioni telefoniche e Internet sono saltate in tutta la Striscia.
«La battaglia non sarà meno devastante di quella avvenuta a nord della Striscia», promette Israele, mentre Hamas e Hezbollah non interrompono il lancio di razzi sul Paese. Gli integralisti fanno sapere che «senza tregua, non ci sarà nessun ostaggio libero». E nelle trattative si insinua il presidente turco Erdogan, ieri volato in Qatar e pronto a fare da paciere, mentre veste il ruolo di paladino della Palestina. «Gaza appartiene ai palestinesi e così sarà per sempre», ha detto il leader turco, tornando a definire Netanyahu «un criminale di guerra». Quanto agli annunci dell’intelligence israeliana sulla volontà di colpire Hamas anche all’estero, avverte: «Se agite qui, ci saranno serie conseguenze».