I ricoveri aumentano del 25% e il Covid torna a invadere reparti e agenda del governo. È convocata per oggi la prima Cabina di Regia straordinaria della direzione della Prevenzione del ministero della Salute. All’ordine del giorno la campagna vaccinale che stenta a decollare, le proteste dei cittadini e dei medici di famiglia che non trovano le dosi e l’ipotesi di indire un open day nazionale per rilanciarle in modo più robusto. Si vuole anche capire perché le vaccinazioni anti-Covid non stiano procedendo in modo uniforme nei vari territori.
La situazione è comunque ben lontana da destare preoccupazioni e allarmi. La stragrande maggioranza dei pazienti è ricoverata nei reparti ordinari, solo il 3% è in terapia intensiva. Ma l’età media dei pazienti (76 anni) riaccende la riflessione sui vaccini e la necessità di risvegliare la sensibilità sui richiami, mai realmente decollata in questa nuova fase del virus. «Dopo i 75 anni le infezioni di tipo respiratorio importanti, se non sei vaccinato, sia contro il Covid che contro l’influenza, possono dare problemi e anche il ricovero – spiega Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma – Chiariamo una cosa: se non c’è la certezza di avere avuto il Covid, quindi un tampone positivo, il vaccino andrebbe fatto – spiega Ciccozzi – Se invece c’è la certezza, si possono aspettare i 4 mesi, ma nel dubbio, meglio fare l’immunizzazione». A preoccupare Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’associazione anestesisti è «la memoria corta della politica. Rispetto al 2019 la presenza degli specialisti nelle terapie intensive è aumentata solo di 600 medici».