– La Stampa pubblica un’intervista a Vannacci nel giorno in cui si parla del generale per i noti motivi. Però si tratta di un colloquio del 22 novembre, diversi giorni fa, in cui si chiacchiera di patriarcato e poco altro. La domanda è: come mai fino ad oggi l’avevano tenuta nel cassetto?
– Selvaggia Lucarelli scrive che su un volo Ita tra Roma e Milano c’erano Mario Draghi seduto in economy e Maria Elena Boschi in business. Ma anche fosse, mi dite quale sarebbe il problema? Voglio dire: i posti in business si pagano e se Meb ha più danaro di spendere di Supermario (dubito) o le piace investirlo in voli business class, perché dovremmo star lì a preoccuparcene? Piuttosto, se proprio vogliamo giocare con l’assurdo, mi chiederei come sia possibile che l’ex banchiere centrale dell’Ue, pieno di soldi che la metà basta, debba togliere un posto a noi comuni mortali quando potrebbe tranquillamente comprarsi un biglietto premium.
– Elly Schlein, in crisi di sondaggio, sa bene come scegliere le battaglie che interessano gli italiani. Oggi ha deciso di andare in piazza Clodio, a Roma, in occasione dell’udienza preliminare sul processo per la morte di Giulio Regeni. Mi immagino frotte di elettori convinti da questa mossa politica. Ciaone.
– I giovani non vengono educati a dovere e non vedono bene il loro futuro? Come risolvere il problema? Vito Mancuso tira fuori il solito progetto: il comunismo. “Togliamo un po’ di denaro a tutti i plurimilionari del mondo del divertimento e diamolo agli insegnanti e a tutti gli educatori. C’è bisogno di un Robin Hood dell’educazione. È intollerabile la sperequazione tra chi fa divertire e chi lavora per educare, e uno Stato degno di questo nome non può assistere a questa morte della speranza nei propri giovani, descritti dal Censis come «esuli in fuga», senza fare nulla”. Lui dice di non sapere come attuare tutto questo, ma ci hanno già provato: si chiamava “esproprio proletario” e oggi lo traducono con “patrimoniale”.
– La storia del gioielliere Mario Roggero è molto complicata. In tutti i sensi. Mettiamo le cose in chiaro: non si tratta di un caso classico di “legittima difesa” perché ha sparato inseguendo i ladri fuori dal locale. Però che venga definito “omicidio volontario” appare un tantino esagerato. Primo: questi signori, poi uccisi, sono entrati in un negozio, hanno minacciato la moglie, legato le mani con una fascetta alla figlia, tentato di svaligiare la gioielleria e tenuto tutti sotto il tiro di una pistola. Secondo: l’arma era falsa, ma capirlo in quelle condizioni è impossibile. Terzo: nessuno di noi, nessuno, sa come reagirebbe in una situazione simile. Perché si viene avvolti dal terrore, sconvolti dall’idea di perdere il frutto del proprio lavoro, devastati dal pericolo cui sono esposti i propri cari. Quarto: ci sono casi di ladri che, entrati volontariamente in casa delle loro vittime, dopo averle legate e minacciate, ne hanno provocato la morte e sono stati condannati a “solo” 18 anni di carcere. Come Roggero. E mi pare assurdo che chi di mestiere fa il bandito e volontariamente sia entrato in casa d’altri per poi uccidere venga giudicato con la stessa durezza di chi quella maledetta mattina avrebbe solo voluto portare a termine una normale giornata di lavoro.
– Dopo Cervinia, pure Calzedonia cambia nome. Che sta succedendo all’Italia, la febbre da rebranding?
– Maduro fa un referendum per annettersi la Guyana Esequiba, in maniera ovviamente illegale. Secondo voi qualcuno sta biasimando il dittatore socialista sui nostri media? No. Qualcuno parla di allarme per il mondo e disastri vari per l’America Latina? Macché. Anzi. Il Corriere fa un’inchiesta preventiva sul governo di Javier Milei che, ci tengo a precisarlo, non ha ancora preso tecnicamente il potere. C’è un po’ di pregiudizio qui?
– Su questa rubrica siamo stati i primi a scrivere che per un soldato in carriera la pubblicazione di un testo così “politico” non era stata una grande idea e sarebbe stato più conveniente dismettere la divisa prima di pubblicarlo. Però il fuoco di fila messo in campo prima da Crosetto e poi dalla Difesa (inchiesta sommaria prima, indagine formale poi) per stonare, stona. Il che in parte fa onore a Crosetto, il quale evidentemente intende garantire una terzietà all’Esercito a dispetto delle tesi dell’autore del libro. Ma forse, come scriveva oggi Gian Micalessin su queste pagine, sarebbe stato più logico recuperare il rapporto con un ottimo comandante anziché ritrovarsi con uno “scrittore improvvisato” nell’agone politico.
– Intervista imperdibile di Milei in cui accusa Papa Francesco di essere un comunista. “È lui che deve dare le spiegazioni sul perché difende un’organizzazione economica che conduce alla povertà, alla miseria, alla violenza, alla decadenza e che, se la lasciassero prosperare, distruggerebbe il mondo”. Un tantino aggressivo, ma interessante.
– Sarebbe interessante vedere Vannacci candidato solo per due motivi. Primo, capire se chi ha comprato il libro poi è disposto pure a votarlo. E secondo, osservare la faccia dei suoi veri sponsor – i giornalisti di Repubblica e La Stampa – che dopo aver montato il polverone ora se lo ritrovano ricco, famoso e magari un giorno pure in politica. Farebbe sganasciare dal ridere.
– Il libro di Vannacci non sarà un’opera indimenticabile, ma parla esattamente come mangia. Cioè scrive ciò che la gente comune pensa al bar, in ufficio, sull’autobus, a cena in famiglia. Per questo funziona. Ed è possibile che sia pure in grado di attirare numerosi elettori. In caso di sanzione disciplinare, m’immagino già la campagna elettorale: “Mi hanno cacciato dall’Esercito perché ho detto la verità”.
– Aprendo l’indagine formale la Difesa s’è attirata anche grane mediatiche assicurate. Se lo “condannano”, a destra inizierà a montare la protesta (Salvini scalda i motori). Se invece lo dovessero “assolvere”, per settimane Repubblica starà lì ad affermare che l’Esercito sposa le tesi del generale. Che guaio.
– Fa sorridere un dettaglio: i tanti che oggi chiedono a Vannacci e ai militari tutti di non mettersi a “fare politica” con interviste, libri e cose varie, non hanno mai nulla da ridire quando a invadere i campi di governo sono altri servitori dello Stato che dovrebbero dimostrare pari terzietà. Ovvero i magistrati.