L’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza non si ferma. L’operazione militare di Tel Aviv contro Hamas si estende sempre di più nel sud, anche se le Forze di difesa israeliane (Idf) continuano a colpire il centro e il nord dell’enclave. L’obiettivo è sempre lo stesso: eliminare ogni singola sacca di resistenza dei miliziani del gruppo. Nel frattempo, Paltel, la compagnia di telecomunicazioni palestinese, ha dichiarato che i servizi di telefonia mobile e le connessioni Internet sono stati interrotti in tutto il territorio palestinese. La notte scorsa ci sono stati 200 attacchi israeliani. In serata, invece, a Gaza City l’agenzia palestinese Wafa ha denunciato la morte di almeno “” in raid che hanno coinvolto due scuole piene di sfollati.
Out le comunicazioni nella Striscia di Gaza
“Tutti i servizi di telecomunicazioni della Striscia di Gaza” sono interrotti a causa di “un taglio delle principali reti di fibra dal lato israeliano“, ha dichiarato la stessa Paltel. Non è la prima volta che le telecomunicazioni saltano nella Striscia: era accaduto il 27 ottobre e il 16 novembre scorso, a seguito delle operazioni di terra delle truppe israeliane la prima volta e per mancanza di energia nel secondo caso.
È in un contesto del genere che Israele continua ad avanzare. Nella manovra dell’Idf i tank di Tel Aviv si sono spinti oltre Khan Yunis – la principale città nel sud della Striscia che ieri aveva visto l’ingresso dei primi carri armati israeliani – secondo una tattica già usata al nord: un lento ma progressivo avanzamento sul terreno.
Avanzano i blindati
I blindati si sono addentrati fra i villaggi di Karara, Khuzaa ed Abassan dopo che due giorni fa la popolazione locale aveva ricevuto dall’esercito ordini di evacuazione immediata. Fonti locali hanno riferito che altri blindati hanno preso posizione lungo la arteria Sallah-a-din, l’importante asse viario che taglia in verticale da nord a sud l’intera enclave palestinese. La strada, il cui controllo è vitale, “costituisce un campo di battaglia, quindi è estremamente pericoloso percorrerla“, hanno avvertito i militari confermando “l’azione aggressiva” intrapresa nel sud nei confronti di Hamas e delle altre organizzazioni armate palestinesi.
Le due scuole che ospitavano sfollati colpite dai raid di Israele, secondo la versione fornita dalla Wafa, sono invece nel quartiere Al-Daraj di Gaza City. Si tratterebbe dell’istituto Salah al-Din, affiliato all’Unrwa, e di quello Asaad al-Saftawi. Gli equipaggi delle ambulanze, ha fatto sapere l’agenzia palestinese, hanno avuto “grandi difficoltà nel raggiungere le due scuole“. Nel sud di Gaza – ha affermato James Elder, portavoce dell’Unicef, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia – dalla ripresa delle operazioni militari di Israele cadono bombe “ogni 10 minuti“.
Situazione critica
In particolare il portavoce ha descritto l’ospedale al-Nasser a Khan Yunis come una “zona di guerra“. “Ribadisco – ha detto la presidente della Croce Rossa Mirjana Spoljaric – il nostro appello urgente per la protezione dei civili in linea con le leggi di guerra e per l’ingresso degli aiuti umanitari senza difficoltà“. Spoljaric ha quindi chiesto che la Croce Rossa possa “visitare in sicurezza gli ostaggi israeliani” di cui ha invocato l’immediato rilascio. Proprio sullo spinoso tema degli ostaggi, le loro famiglie hanno chiesto a Benyamin Netanyahu di “ritornare subito ai negoziati” con Hamas “senza ritardi e ad ogni costo” ed hanno ottenuto di incontrare domani il premier.
Carri armati, mezzi corazzati e bulldozer sono stati visti, come detto, vicino alla città meridionale di Khan Yunis, dove si trova il più grande campo profughi della Striscia e che è piena di sfollati palestinesi. Nella speranza di sfuggire ai bombardamenti, molti hanno continuato a spostarsi più a sud, ma gli attacchi aerei li hanno seguiti fino al confine meridionale.
Scintille diplomatiche
Il conflitto continua poi ad allargare il fossato tra Turchia e Israele. I servizi segreti di Ankara hanno ammonito che ci saranno “gravi conseguenze” se Israele tenterà di colpire i membri di Hamas in territorio turco, così come ha minacciato di voler fare. Nella Striscia – secondo i dati diffusi dal ministero della Sanità di Hamas che non distingue tra civili e miliziani – i morti sono saliti a 15.899, di cui il 70% minori e donne. “Una carneficina“, l’ha definita l’Alto rappresentante Josep Borrell in apertura dei lavori della 25ma edizione del Forum Ue-Ong sui diritti umani, suscitando le contestazioni di una parte dei presenti che ha deciso di lasciare la sala in segno di protesta.