Nuove scintille nel Mar Cinese Meridionale. La Cina ha puntato il dito contro gli Stati Uniti, accusando Washington di aver violato la propria sovranità territoriale. Nello specifico, Pechino ha denunciato il passaggio della nave da combattimento statunitense Uss Gabrielle Giffords nelle acque in prossimità del banco di Second Thomas, parte dell’atollo delle Spratly, un’area contesa tra la stessa Cina e le Filippine. Il passaggio della nave statunitense “mina la pace e la stabilità regionale“, hanno accusato tramite una nota le forze armate cinesi, e dimostra che “gli Stati Uniti sono la più grande minaccia” alla stabilità della regione.
L’accusa della Cina
“Gli Stati Uniti hanno deliberatamente distrutto il Mar Cinese Meridionale, violato gravemente la sovranità e la sicurezza della Cina, minato gravemente la pace e la stabilità regionale e violato il diritto internazionale e le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali“, si legge nel comunicato diramato dal Comando del Teatro Meridionale cinese. “Il 4 dicembre, la nave da combattimento costiera USS Gabrielle Giffords è entrata illegalmente nelle acque vicino a Ren’ai Reef nella regione cinese di Nansha senza l’approvazione del governo cinese“, ha detto Tian Junli.
Per la cronaca, le acque dove è transitata la nave statunitense sono state teatro negli ultimi mesi di molteplici incidenti tra imbarcazioni filippine e navi della Guardia costiera cinese, che hanno più volte tentato di bloccare l’invio di rifornimenti a un avamposti militare di Manila sulle isole. Il Second Thomas Reef, chiamato Ren’ai Reef in cinese, è una barriera corallina che si trova a circa 200 chilometri dall’isola di Palawan, a ovest delle Filippine, e a più di 1.000 chilometri dalla terra cinese più vicina, l’isola di Hainan. L’esercito cinese “ha monitorato l’intera operazione lunedì“, ha detto Tian Junli. “Infiammare deliberatamente la situazione nel Mar cinese meridionale da parte degli Stati Uniti costituisce un grave attacco alla sovranità e alla sicurezza della Cina“, ha avvertito.
Megan Greene, ufficiale delle relazioni pubbliche della settima flotta della Marina statunitense a Yokosuka, in Giappone, ha spiegato al South China Morning Post che lo spostamento della nave Usa finita nell’occhio del ciclone rientrava in “operazioni di routine conformi al diritto internazionale“. Ricordiamo che Pechino rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, un punto di transito chiave per le rotte commerciali, nonché una zona ricca di risorse naturali. A contestare le posizioni del gigante asiatico troviamo una vasta schiera di Paesi, tra cui Filippine, Vietnam, Indonesia, Malesia e Brunei.
Alta tensione tra Pechino e Manila
Negli ultimi mesi le relazioni tra Pechino e Manila sono peggiorate in seguito a molteplici episodi marittimi controversi. Per citare i più recenti, lo scorso 26 novembre due aerei da combattimento cinesi hanno roteato intorno ad un aereo filippino che stava partecipando ad esercitazioni congiunte con l’Australia nel solito Mar cinese meridionale. Ancor più di recente, invece, le Filippine hanno denunciato l'”allarmante” presenza di uno “sciame” di ben 135 imbarcazioni cinesi, il cui numero sarebbe in crescita, in coincidenza della Whitsun Reef (Julian Felipe in filippino), il nome della grande barriera corallina a forma di ‘L’ presente a 320 chilometri a ovest dall’isola di Palawan, a metà distanza fra il Vietnam e le Filippine.
Il mese scorso, Pechino e Washington si erano inoltre scambiate accuse dopo che l’esercito cinese aveva affermato di aver respinto una nave da guerra americana nel solito, conteso Mar Cinese Meridionale. Anche in quell’occasione la Marina americana aveva parlato di una “operazione di routine di libertà di navigazione“. E così, accanto alla questione Taiwan, ecco spuntare un nuovo fronte nel delicatissimo scenario dell’Indo-Pacifico. Un fronte da monitorare con estrema attenzione.