Nuovo fine settimana, nuova occasione per raccontare cosa si è visto in questi giorni a chi non ha avuto la costanza di sorbirsi ogni partita di questa nostra Serie A. Cosa vi siete persi? Parecchie cose a dire il vero: qualche finale al cardiopalma, un portiere paratutto, due grandi talenti che si sono ricordati finalmente come si gioca a pallone, il carattere di una squadra che assomiglia sempre di più al suo allenatore e un paio di prestazioni tanto brutte da non credersi. Potevano poi mancare le solite polemiche di un allenatore che riesce a perdere anche vincendo in trasferta? Vediamo quindi il meglio e il peggio della 14a giornata di Serie A.
Saracinesca Sommer (8)
Il big match del Maradona inizia e finisce tra i guantoni del numero uno dell’Inter, che ha messo una prestazione da applausi a scena aperta. Quando si è fatto il nome di Yann Sommer per sostituire il solido André Onana, molti hanno ironizzato, considerando il nazionale elvetico troppo basso o un po’ in là con l’età. Evidentemente avevano dimenticato quanti accidenti avesse fatto tirare ai tifosi dell’Italia quando ce lo siamo ritrovati di fronte nelle qualificazioni ai mondiali in Qatar. Contro il Napoli ha fatto di tutto e di più: prima vola per disinnescare la mina velenosissima di Elmas, poi si ripete nella ripresa su Kvaratskhelia e, per non saper né leggere né scrivere, fa un miracolo sul colpo a botta sicura di Osimhen nel finale di partita.
Mantenere la porta inviolata nove volte in 14 giornate è roba da non credersi. La difesa ermetica schierata da Inzaghi certo ha aiutato ma senza il solidissimo guardiameta rossocrociato sarebbe stata tutta un’altra storia. Le prime pagine se le prenderanno Barella e Calhanoglu, con i loto gol clamorosi e due prestazioni al limite della perfezione contro un centrocampo mai semplice come quello del Napoli, ma, almeno per quanto mi riguarda, il pallone se lo sarebbe dovuto portare a casa lui. Chapeau.
I ‘salvagente’ di Max (8)
Napoleone diceva di preferire un generale fortunato ad uno bravo e, almeno per ora, la Dea Bendata sta facendo diversi favori a Massimiliano Allegri. Contro quel Monza che l’anno scorso aveva scippato alla Juve sei punti su sei, Vlahovic sbaglia di tutto e, in generale, la squadra non gira come dovrebbe. In arrivo un’altra imbarcata, per la gioia dell’Inter? Neanche a parlarne. In cattedra sale il suo pretoriano numero uno, quell’Adrien Rabiot che ha fatto di tutto per trattenere alla Continassa. Il transalpino mette una partita quasi perfetta, prima segnando con una zuccata perentoria il vantaggio, poi dominando in lungo e in largo a centrocampo, frustrando i tentativi del Monza di pareggiare.
Quando Palladino pesca il jolly Valentin Carboni, la cui personalità è impressionante visti i 18 anni, a togliere il tecnico livornese dall’imbarazzo ci pensa proprio quel Federico Gatti che, nel primo tempo, si era divorato un’occasione grossa come una casa. Ai tifosi è piaciuta da pazzi la sua esultanza rivolta alla curva, la rabbia che è espressione perfetta dello spirito Juve, di quel “fino alla fine” che non può essere un vuoto slogan. Aggiungi poi il fatto che in difesa non abbia sbagliato quasi niente e che, ogni tanto, abbia pure la personalità di tentare puntate offensive palla al piede ed il quadro è completo. Quando hai a disposizione ‘salvagenti’ del genere, forse è davvero la stagione buona. L’Inter è avvisata.
Milan, meglio tardi che mai (7,5)
Rialzarsi in piedi dopo una batosta memorabile come quella rimediata martedì contro il Borussia Dortmund non è mai semplice. Doverlo fare di fronte ad una tifoseria in subbuglio e contro una squadra che gioca un ottimo calcio come il Frosinone era ancora più complicato. Cosa ti fa questo Diavolo schizofrenico? Riscopre due degli acquisti più attesi, due vecchie conoscenze della Bundesliga che a San Siro cercano di riconquistarsi l’Europa che conta. Quel Luka Jovic che a Firenze e Madrid era sembrato la brutta copia di quel talento cristallino che aveva fatto impazzire la Nordwestkurve del Waldstadion è rinato di colpo, facendo vedere di cosa è capace proprio nel momento più nero del Milan.
Può bastare un solo gol per tornare quello di una volta? A giudicare dall’assist delizioso fornito a Tomori per il 3-1 definitivo, possibilissimo. Cosa dire poi di Christian Pulisic, che si smazza come pochi, si beve mezza difesa e segna forse il suo miglior gol dai tempi di Dortmund? D’accordo, il Frosinone non è certo il BVB e l’undici di Di Francesco è incappato in una partita storta ma Capitan America di occasioni ne ha create davvero tante. Una rondine non fa mai primavera, ma Pioli spera che quella luce alla fine del tunnel non sia il proverbiale treno…
Sottil trascina la Fiorentina (7)
Ospitare al Franchi una Salernitana col morale a mille dopo la prima vittoria contro la Lazio e doverlo fare dopo le fatiche europee non sembrava semplice ma, per fortuna dei tifosi viola, Italiano riesce a portare a casa tre punti anche senza l’uomo ovunque Nico Gonzales. Come c’è riuscita la Fiorentina? La prestazione atroce dei campani ha certo aiutato ma sugli scudi stavolta ci sono due dei giocatori più attesi. Il primo gol del talento argentino Lucas Beltran arriva dagli undici metri ma il calcio di rigore era nato da un suo pregevole tacco sulla corsa di Arthur. Il vero protagonista, però, è Riccardo Sottil, che mette una prova davvero perfetta.
Negli occhi dei fedelissimi della Viola resterà il suo splendido gol, un destro a giro delizioso che tocca traversa e palo prima di gonfiare la rete ma è la sua personalità in campo a fare la differenza. Non è certo la sua prima prestazione sopra le righe ma l’assist per il gol a porta vuota dell’eterno Bonaventura è una gustosa ciliegina sulla torta. Vista la giornataccia dell’undici di Inzaghi, forse meglio non esagerare ma per Italiano avere in campo un Sottil così ispirato potrebbe portare tanti punti pesanti.
Bentornato Messias (7)
Il Genoa di Gilardino, dopo una partenza impressionante, stava iniziando ad alternare vittorie caparbie con sconfitte dolorose come quella al Benito Stirpe della settimana scorsa. Ospitare al Ferraris un Empoli che, grazie alla cura Andreazzoli, sta ritrovando solidità e risultati non sarebbe stato semplice. Per fortuna dell’ex bomber, a dargli una mano sono finalmente arrivati i due acquisti più attesi dell’estate. Dopo una serie di problemi fisici infiniti, Junior Messias mette forse la migliore ora di gioco per il Grifone, colpendo una traversa ed entrando in quasi tutte le azioni d’attacco del Genoa.
Considerato che non è ancora al massimo, l’ex milanista potrebbe davvero rivelarsi la chiave per la salvezza dei rossoblu. Il gol, invece, è cortesia del ‘solito’ Ruslan Malinovskiy, che sembra finalmente essersi sbloccato. Ennesimo sinistro da fuori che vale un punto d’oro contro una rivale diretta; peccato quell’ammonizione evitabile che gli farà saltare la complicata trasferta contro il Monza.
Il carattere del Cagliari (6)
Tornare in Sardegna con zero punti dopo una trasferta all’Olimpico ci può stare, anche se la Lazio era lontana parente di quella che ha messo al sicuro la qualificazione agli ottavi di Champions. Nel calcio, però, non contano solo i risultati. I ragazzi di Ranieri non hanno mai smesso di giocarsela, battendosi ben oltre il 90’ nonostante si fossero trovati nelle condizioni peggiori immaginabili. A parte il gol a freddo, due componenti chiave della difesa come Hatzidiakos e Makoumbou mettono una partita inguardabile. Se il primo fa una leggerezza imperdonabile trattenendo Guendouzi e lasciando il Cagliari in 10 per più di un’ora, l’altro mette una mezz’ora da incubo, con una serie di palle perse al limite del penale come quella che consente a Lazzari di trovare Pedro per il gol.
In avanti Petagna fa quel che può ma non riesce mai a liberarsi dalla guardia dei centrali laziali. Insomma, tutto sembrava apparecchiato per una sconfitta pesante ma il Cagliari ci crede sempre e, se non fosse per la parata quasi miracolosa di Provedel sull’incornata di Pavoletti, avrebbe fatto il colpaccio. Punteggio decisamente bugiardo: il Cagliari c’era ed ha fatto pure una discreta partita. Abbiate fede, prima o poi i risultati arriveranno.
Le inutili polemiche di Mourinho (5)
Come si fa a perdere anche quando si è vinto una partita in trasferta su un campo mai semplice come quello del Sassuolo? Chiedere all’ineffabile José Mourinho. Una volta tanto non c’entra un bel niente come ha giocato la sua Roma, che si è confermata solida, con un gran carattere ed in grado ancora di ribaltare le partite nel finale. I limiti tecnici e la mancanza di quel gioco spettacolare che la tifoseria romanista pretende sempre e comunque sono davanti agli occhi di tutti, ma l’ingresso in zona Champions non è risultato affatto trascurabile. Il vate di Setubal lascia il marchio indovinando l’inserimento di Kristensen, che cambia completamente la partita guadagnandosi il rigore del pari e segnando con una buona dose di fortuna il gol del definitivo 2-1.
Mettici la solita prestazione stellare di un Dybala lontano dalla sua mattonella preferita e i tre punti si spiegano. Perché l’insufficienza? Perché, francamente, delle polemiche contro gli arbitri alla vigilia ne avremmo piene le tasche. Aggiungi poi il fatto di aver parlato in portoghese ai microfoni di DAZN nel post-partita e la frittata è fatta. Avrà sicuramente le sue ragioni ma, forse, sarebbe il caso di abbozzarla. In fondo converrebbe anche a lui: magari ci mettono un po’ ma, alla fine, gli accidenti arrivano.
L’Udinese sprecona di Cioffi (4)
Quando le cose non vogliono sapere di girare, inutile prendersela con la Dea Bendata. Ancora una volta l’Udinese scialacqua nel finale quanto di buono fatto vedere nel primo tempo, regalando un punto ai rivali diretti dell’Hellas Verona. Il problema dell’undici di Cioffi è che, nonostante un buon gioco ed alcuni giocatori recuperati, i friulani non sembrano mai in grado di ammazzare le partite. Quanto visto domenica pomeriggio all’ex Friuli è fin troppo tipico: dopo mezz’ora nella quale Kabasele trova il primo gol in Serie A e Lucca torna per qualche minuto il cecchino visto a Pisa, il mano sul tiro di Ngonge di Kabasele regala a Djuric il rigore del 2-1. Quando nel recupero Montipò fa una gran parata su una potente punizione di Samardzic, ti rendi conto che i tifosi bianconeri non avranno grandi gioie nemmeno oggi.
La gran rovesciata di Ngonge è solo il preludio ad un finale al cardiopalma. L’Udinese trova la zuccata di Lucca che sembra mettere a posto le cose ma poi Lovric è troppo egoista mentre Thauvin prende solo il palo con un bel sinistro dalla lunga distanza. Quando hai di fronte squadre toste come gli scaligeri, arrivare nel finale con un solo gol di vantaggio non può mai bastare. L’errore in uscita di Silvestri che mette Henry di fronte alla porta vuota è la prova provata che, alla lunga, gol sbagliato vuol sempre dire gol preso. Incassarlo al settimo minuto di recupero è roba da far invidia a Tafazzi. Questi due punti potrebbero pesare tanto nel finale di stagione…
Disastro Salernitana (4)
Come si fa a passare dalla vittoria convincente contro la Lazio alla prestazione disastrosa messa al Franchi? Chiedete a Filippo Inzaghi, in arte ‘SuperPippo’, che il sottoscritto non riesce a capire come sia possibile. Se la settimana scorsa avevamo tessuto le lodi di due talenti che sembravano finalmente ritrovati come Kastanos e Candreva, contro la Fiorentina sono stati francamente inguardabili. In realtà, tra i granata che sono scesi in campo all’ombra del Duomo si salva solo il portiere Costil, che ha evitato che la sconfitta prendesse dimensioni imbarazzanti. Per il resto, fioccano 4 anche piuttosto generosi: cosa dire a Pirola, che mette un tackle criminale su Arthur dopo solo 4 minuti di gioco?
E del norvegese Bohinen, che si dimentica Sottil sul 2-0 per poi perdere un pallone assurdo su Duncan sull’azione del 3-0? Quando anche gente affidabile, con tante partite nelle gambe come Lassana Coulibaly e Federico Fazio non ne indovinano una, è segno che qualcosa nell’avvicinamento alla partita non ha funzionato. Certo, se il colpo di testa di Ikwuemesi avesse gonfiato la rete le cose sarebbero potute andare in maniera diversa ma l’impressione è che la colpa di questa pesante imbarcata debba ricadere per forza su Inzaghi. Il passo indietro rispetto alla prova con la Lazio è talmente enorme da dover preoccupare non poco i tifosi granata.