Il cerchio si stringe su Liliana Resinovich. Il corpo sarà riesumato

Screen Quarto Grado

Sono trascorsi quasi due anni dalla scomparsa di Liliana Resinovich, eppure la sua morte continua a sollevare tanti interrogativi. La donna, una dipendente pubblica in pensione di 63 anni, scomparve da Trieste la mattina del 14 dicembre 2021. Dopo molte ricerche, il suo corpo fu ritrovato tre settimane più tardi nel boschetto nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico triestino – un luogo all’epoca molto frequentato per i tamponi legati all’emergenza Covid-19 – avvolta in sacchi neri, con due sacchetti per la spesa avvolti sulla testa e tenuti con un cordino lasso. Inizialmente era stata chiesta l’archiviazione per suicidio, ma a giugno 2023 la procura ha riaperto le indagini per 6 mesi e si cerca anche per eventuale incidente oppure omicidio, ma non ci sono indagati.

Questo significa che potrebbe mancare davvero poco per avere delle risposte, risposte chieste dal vedovo Sebastiano Visintin, dal fratello Sergio Resinovich e dalla nipote Veronica Resinovich, che hanno presentato opposizioni alla richiesta di archiviazione. E ora, dopo che alcune persone vicine alla donna sono state ascoltate dagli inquirenti, sarà riesumato il corpo di Resinovich per una nuova autopsia.

Lo ha annunciato a Quarto Grado Luciano Garofano, generale dei Ris in pensione e oggi, tra le altre cose, consulente per Visintin, oltre che ospite fisso in trasmissione. “Tutti noi sappiamo che ci sono delle contraddizioni da comprendere e siamo abituati a capire e a verificare. In questo una nuova autopsia può svelare elementi nuovi che nel primo esame non sono stati chiariti”, ha spiegato Garofano, premettendo il massimo rispetto per la precedente autopsia, che aveva stimato la data di morte intorno al 3 gennaio 2022.

Mancano 10 giorni ai 2 anni e ancora non sappiamo: quando è morta, com’è morta, perché è morta. Queste sono le cose che voglio sapere io” ha commentato in studio Visintin. La procura sta esaminando, tra dati e metadati, la GoPro che il vedovo avrebbe utilizzato il giorno della scomparsa di Resinovich. Visintin, un tempo fotografo per mestiere continua a coltivare quest’arte come hobby: non solo la sua telecamera rappresenta parte del suo “alibi” (in un certo senso, dato che l’uomo non è indagato), ma i suoi giri sono stati immortalati anche dalle telecamere in giro per Trieste.

C’è solo un punto su cui Visintin inizialmente ha taciuto: nei primissimi giorni in cui fu ascoltato dalla procura, quelli della scomparsa, l’uomo ha omesso di essersi recato in un laboratorio in cui usava affilare coltelli. Ne ha parlato però pochi giorni dopo: Visintin ha spiegato che, essendo la sua attività in nero, per arrotondare la pensione, temeva di passare dei guai per quella ragione. Lapidario a Quarto Grado il sedicente amante della donna Claudio Sterpin, che ha così commentato: “Il suo alibi è perfetto. Significa che non ci sono lacune. E adesso mi pare che stiano cercando le lacune”.

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