«Certo, parliamo di giustizia, e allora parliamo anche dei 30.778 innocenti finiti in carcere negli ultimi vent’anni». Ecco, se nella sinistra esistesse anche solo un minimo di interesse per il bene comune, questa frase pronunciata ieri dal ministro Crosetto nell’aula della Camera avrebbe dovuto far sobbalzare sulla sedia i deputati dell’opposizione che si ostinano a fare muro contro ogni tentativo di riforma della giustizia. E invece no, sul banco degli imputati è rimasto lui, Crosetto, per aver detto che se oltre trentamila cittadini innocenti sono stati massacrati da magistrati incapaci, superficiali, arroganti o con pregiudizi politici e ideologici, vuol dire che nella magistratura qualcosa non funziona e forse non sempre per caso.
Questo numero, che tutti dovremmo imparare a memoria, magari aggiornandolo di mese in mese, dovrebbe essere sufficiente a mettere tutti attorno a un tavolo per dire adesso basta, adesso si cambia strada. Ma non accadrà, perché alla sinistra e ai Cinque Stelle poco importa dei drammi umani, familiari ed economici che la malagiustizia provoca quotidianamente. No, a loro interessa soltanto tenere carica l’unica pistola in grado di azzoppare i loro rivali politici del centrodestra, come del resto è avvenuto da Tangentipoli in poi. E per farlo devono lasciare mano libera, e garantire impunità, ai loro amici-complici in toga.
Ci si scordi di sbloccare questa situazione con il dialogo e il buon senso, è tempo perso perché troppi sono gli interessi in gioco, i santi in paradiso e i ricatti pronti a essere messi in campo. La mala magistratura è infatti l’ultimo baluardo della sinistra comunista, una sorta di muro di Berlino nella Germania dell’Est: caduto quello, la storia volta pagina e ti presenta il conto. Già, oltre trentamila italiani sono stati tenuti prigionieri nell’Italia dell’Est, cioè l’Italia vittima di un regime giudiziario dispotico che li ha fatti prigionieri, impedendo loro di vivere in una democrazia compiuta. Meriterebbero un monumento, con una targa che potrebbe recitare: «Qui si ricordano le vittime della follia giudiziaria e della codardia degli uomini liberi, che non l’hanno fermata pur sapendo e potendo».