«Se non ti fai male a dicembre, ti diamo 100 euro a febbraio». L’incredibile offerta è arrivata ieri ai lavoratori dell’ex Ilva di Taranto (e di tutti gli altri siti del gruppo) con una missiva firmata dal neo capo delle risorse umane (ex Fincantieri) Andrea Paolo Colombo.
Una sorta di ordine di servizio «da collega a collega» in cui si ricorda che per Acciaierie d’Italia (la società al 62% di ArcelorMittal e al 38% Invitalia) «la sicurezza è una priorità fondamentale» e quindi per «prevenire e proteggere i rischi» si avvia un «sistema di incentivi». Una comunicazione che farà probabilmente storia nel mondo del lavoro per una serie di motivi. Primo tra tutti il fatto che a detta di Adi per evitare gli infortuni sul lavoro basta promettere due soldi in busta paga (100 euro), come se gli infortuni in quanto tali fossero evitabili. La seconda osservazione riguarda invece il fatto che la manutenzione sia del tutto trascurabile, non vi è alcun riferimento, nella trentina di righe inviate ai dipendenti del polo siderurgico, a un impegno in tal senso dopo le notizie dei numerosi guasti che si susseguono alla macchina operativa siderurgica. Eppure sul tema Palazzo Chigi era stato chiarissimo: «L’azienda ArcelorMittal è stata diffidata dal mettere in cassa integrazione i lavoratori che si occupano di manutenzione».
Insomma, la cura degli impianti va fatta non «dribblata» facendo ricadere le potenziali responsabilità di un infortunio sui lavoratori. Ma evidentemente l’ad Lucia Morselli non la vede così e con l’azienda che va a picco giorno dopo giorno lancia il premio una tantum. Attenzione, però, i 100 euro saranno elargiti solo se saranno rispettati tutti e tre i requisiti richiesti: una serie di parametri sugli indici di frequenza infortuni 2023 per area e per gruppo. «Confidiamo – conclude l’ordine di servizio – nel fatto che grazie all’impegno comune questi obiettivi potranno essere raggiunti permettendo di costruire insieme un luogo di lavoro sempre più sicuro».
D’altra parte AdI, in termini di obiettivi 2023, ha già sorpreso tutti: l’anno che doveva chiudersi con una produzione a 4 milioni di tonnellate di acciaio sarà ampiamente sotto i 3 milioni di tonnellate con il rischio di scendere a 2,2 milioni se la situazione patrimoniale e aziendale non dovesse cambiare a breve.
SF