La marcia dell’Arabia Saudita sembra non trovare ostacoli. Expo 2030, sebbene conquistata con metodi probabilmente non ortodossi, è la tappa più recente. È lontana l’epoca in cui Riad traeva il suo successo solo dal petrolio. Oggi la monarchia del Golfo si comporta come una potenza regionale che vuole affermarsi su scala globale. E nel mirino c’è anche l’Italia. Ne abbiamo parlato con il principe Faisal bin Sattam bin Abdulaziz Al Saud, dal 2018 ambasciatore del Regno di Arabia Saudita in Italia, esponente della nuova generazione diplomatica di Riad, che ci ricorda che «le relazioni italo-saudite risalgono a prima del 1932, quando venne firmato un accordo di cooperazione tra i due Paesi. Ora, grazie ai due governi in carica, stiamo assistendo a grandi balzi in avanti nei vari settori».
Principe Faisal, a settembre è stato firmato il memorandum di intesa per aumentare gli scambi tra i due Paesi. Quale sviluppo prevede?
«Premetto che il Regno è considerato un partner molto importante per l’Italia e viceversa. Basti dire che nel 2022 il volume degli scambi commerciali tra i due Paesi è aumentato del 40% rispetto al 2021, superando quota 11 miliardi di euro. Sono premesse che fanno ben sperare».
Riad è concentrata sul programma Saudi Vision 2030. Quali occasioni può offrire alle imprese italiane interessate a investire nel suo Paese?
«Numerose società italiane hanno già aderito al programma Vision. Ricordo per esempio Webuild, che ha ottenuto i diritti di esecuzione del progetto congiunto con l’azienda saudita Sagco per un contratto del valore di 1,4 miliardi di euro per una ferrovia di 57 km nella città di Neom».
Expo 2030 vi permetterà di presentarvi al mondo intero. Quanto state investendo sul turismo?
«Il turismo è uno dei pilastri di Saudi Vision 2030. Il nostro Paese ha tradizioni millenarie e alcuni luoghi sono considerati patrimonio dell’umanità. Non avremo solo Expo 2030, ospiteremo eventi di rilevanza internazionale come il Mondiale per club, la Supercoppa italiana a gennaio, la Coppa d’Asia 2027, i Mondiali di calcio del 2034».
Quali settori attirano l’interesse degli imprenditori sauditi in Italia?
«Molti imprenditori e aziende saudite sono già presenti nel mercato italiano in diversi settori, tra cui petrolchimico, aeronautico, comunicazioni, alimentare. Auspichiamo una maggiore cooperazione nella sicurezza informatica, industria militare, sanità, immobiliare, turismo e cultura».
Oltre al petrolio, avete grandi progetti per l’energia rinnovabile.
«Abbiamo già annunciato di puntare alla neutralità carbonica entro il 2060. Lo ha annunciato il principe ereditario Mohammad bin Salman: l’Arabia saudita investirà 180 miliardi per finalizzare l’obiettivo. Abbiamo lanciato la Saudi Green Initiative, attraverso la quale il Regno si impegna a generare il 50% della propria energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030 e l’iniziativa Green Middle East, che mira a un’azione regionale congiunta per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. Abbiamo fissato l’anno 2060 come target perché ci consentirà una transizione fattibile senza rischiare impatti economici e sociali».
Dal rientro della Siria nella Lega Araba e dal ripristino delle relazioni con l’Iran, Riad è diventato un player internazionale di primo piano. Lei crede nel multilateralismo come soluzione per affrontare le sfide globali del futuro?
«La verità è che il Regno era un player principale ed importante sulla scena internazionale già prima del ritorno della Siria nella Lega Araba e prima del ripristino delle relazioni con l’Iran. Non c’è dubbio che la cooperazione multilaterale e multipolare a livello internazionale contribuisca alla stabilità e alla soluzione di molte delle crisi attuali».
Israele ha firmato gli Accordi di Abramo con quattro Paesi arabi e prima della guerra aveva in programma di trovare un’intesa con l’Arabia Saudita. Come è cambiata la situazione dopo il 7 ottobre?
«Il Regno sostiene la causa palestinese a tutti i livelli con l’obiettivo di giungere a una soluzione giusta in base alle norme del diritto internazionale e all’iniziativa di pace araba. In passato abbiamo presentato numerose iniziative per risolvere la questione».