Le pernacchie di Bottura, la Val d’Aosta fuoripista e il tribunale dell’Anm: ecco il podio dei peggiori

Le pernacchie di Bottura, la Val d'Aosta fuoripista e il tribunale dell'Anm: ecco il podio dei peggiori

Dai, dai che forse, forse ci siamo lasciati alle spalle le stomachevoli polemiche femministe sul “patriarcato”. Ultima vittima della crociata progressista è stata la trasmissione di Paolo Bonolis, Ciao Darwin. I benpensanti di Repubblica la considerano troppo osè. “Un tripudio di carni esposte e ostentate”, dicono suscitandoci al contempo meraviglia e ilarità. Ma, in questa eccessiva ubriacatura di politicamente corretto, a farne più di tutti le spese è il verde Angelo Bonelli. Puro tra i puri è finito pure lui sul banco degli imputati. Dopo lo scandalo dei Soumahoro, è stato travolto dalle accuse della sua portavoce, Eleonora Evi. “Mi dimetto – ha detto lei – non sarò la marionetta del pinkwashing”. E giù il sipario!

Ma, a proposito di ultrà femministe, passiamo al terzo posto del podio dei peggiori di questa settimana dove troviamo Luca Bottura, il giornalista che sul suo sito si definisce “autore di satira”. Antefatto: durante il corteo organizzato la scorsa settimana dall’associazione “Non una di meno” si è consumato un violentissimo attacco alla sede romana di Pro Vita & Famiglia. Attacco passato (ovviamente) sotto traccia: insabbiato in invisibili trafiletti dai soliti giornaloni di sinistra e snobbato da dem e compagnia cantante. La segretaria piddì Elly Schlein, tanto per citarne una, non ha speso nemmeno una parola per condannare l’assalto. Come se non fosse esistito. Eppure l’indomani gli inquirenti hanno trovato sul posto persino un piccolo ordigno che fortunatamente non è esploso. Peggio dell’ex sardina c’è soltanto Luca Bottura che al silenzio ha preferito lasciarsi andare a un tweet di insulti. Leggete un po’: “Se quattro pernacchie davanti a una sede diventano attentato terroristico, mi sa che non siete così machi come volete far credere”. Così se ne va dritto al terzo posto.

Al secondo posto c’è la Val d’Aosta, regione bellissima per un’infinità di motivi che non staremo qui a ricordare ma che questa volta è uscita, lasciateci la battuta scontata, del tutto fuoripista quando ha deciso di mettere al bando Cervinia, nome troppo “autarchico”, di foggia fascista. Una furia ideologica che, come giustamente fatto notare da qualcuno, “trova eguali solo nell’opera di rimozione dell’identità storica concepita dai talebani”. Bianchetto alla mano, infatti, la Giunta guidata dal governatore Renzo Testolin lo cancella da tutte le mappe del mondo: d’ora in poi, sentenziano, la famosissima località sciistica nella conca sotto la Gran Becca tornerà a chiamarsi Le Breuil. In nome di una cieca cancel culture danno così una picconata al turismo e all’immagine di tutta la Val d’Aosta. Per questa “genialata” si beccano a pieno titolo il secondo posto del podio anche se, dopo le polemiche, il sindaco Elena Cicco è subito corsa a metterci una pezza avviando “l’iter per la modifica del toponimo”. Meglio così!

Al primo posto ci sono invece i togati dell’Anm, il presidente Giuseppe Santalucia e compagnia bella. L’ultima idea partorita dal sindacato delle toghe? Istituire una commissione centrale (fatta tutta di magistrati, ovviamente) che monitori il dibattito pubblico e, quindi, “schedi” chi li critica. Anche e soprattutto sui social network. Stupiti? Noi – dobbiamo confessarvelo – non più di tanto. Dopotutto sono gli stessi che hanno occupato i giornali quando il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso i propri timori sul pericolo di un’opposizione giudiziaria da parte di una certa magistratura che vorrebbe fermare il premier Giorgia Meloni. L’hanno accusato di complottismo. Poi, però, vai a vedere cos’è successo al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e ti viene da dire che l’assalto è già iniziato.

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