Si torna a parlare del gas russo in Germania. Uno degli effetti della guerra in Ucraina e della frattura tra Occidente e Russia è stato quello di interrompere il flusso di gas naturale proveniente dai giacimenti di Mosca e diretto verso l’Europa. Un rapporto clientelare che aveva nella Germania il più importante partner commerciale russo. Questo legame aveva destato non pochi problemi sia a Washington che nelle repubbliche baltiche e nella stessa Ucraina, preoccupate che questa relazione tra Berlino e Mosca fosse uno strumento di Vladimir Putin per far sì che Berlino non mettesse in atto politiche antirusse. Elemento che si univa anche alla forte influenza politica ed economica esercitata dalla Germania sull’Unione europea.
L’invasione russa dell’Ucraina ha modificato il quadro strategico, con la Germania che ha applicato le sanzioni contro il Cremlino e l’economia di Mosca e che ha visto prima l’interruzione del Nord Stream 2 (successivamente sabotato nel settembre del 2022), poi lo stop al gas russo e la conseguente fine di questo rapporto strategico. Tuttavia, non sono pochi i punti interrogativi che sono rimasti sul rapporto che si era instaurato tra i due Paesi nel corso degli anni: una relazione molto profonda di cui fu artefice, insieme a Putin, l’ex cancelliera Angela Merkel, che pompò nell’industria tedesca energia a buon prezzo in modo da fare accelerare la “locomitiva d’Europa”.
Questo rapporto però ha avuto anche un’altra conseguenza. Se infatti l’economia tedesca beneficiava dell’enorme flusso di gas russo, allo stesso tempo il Cremlino aveva un’enorme leva contrattuale nelle proprie mani. Un esempio è quello che è riuscito a ricostruire il quotidiano tedesco Handelsblatt, secondo il quale Putin aveva ordito un piano per interrompere bruscamente l’arrivo del prezioso “oro blu” attraverso la liquidazione istantanea di Gazprom Germania. Questo progetto, che venne poi scoperto – secondo il quotidiano – grazie alla rivelazione di due persone all’interno dell’azienda controllata da Gazprom, aveva lo scopo di mettere Berlino di fronte alla drammatica situazione di non garantire l’approvvigionamento energetico per famiglie e industrie, dando così avvio a proteste e richieste di non continuare nel primordiale sostegno a Kiev subito dopo l’aggressione di febbraio 2022.
L’inchiesta di Handesblatt indica che il governo tedesco ebbe circa 50 ore per evitare che il piano andasse a buon fine, e all’interno della coalizione non vi era unità di intenti. La decisione per evitare la liquidazione, che doveva attraverso l’utilizzo di un misterioso dj, fu poi quella dell’amministrazione fiduciaria. una scelta che, come riporta Agenzia Nova, fu un caso senza precedenti. “Il 4 aprile del 2022, l’Agenzia federale delle reti (Bnetza) assume quindi formalmente l’amministrazione fiduciaria di Gazprom Germania sulla base della legge sul commercio estero” spiega l’agenzia. E questo permise a Berlino di evitare uno schok energetico dai contorni oscuri, come del resto ancora aleggia il mistero su molti eventi che hanno coinvolto Berlino per essere stata per lungo tempo la cerniera tra Occidente e Russia.