Cos’è accaduto a Saman Abbas in quell’ultima notte della sua vita? Nelle ore di buio che vanno dal 30 aprile all’1 maggio 2021, la 18enne scomparve da Novellara. Ma in quella stessa notte fu uccisa e sarà il tribunale di Reggio Emilia a decidere qual è la verità giudiziaria dietro alla vicenda.
La giovane, ospite in una struttura protetta sotto l’egida dei servizi sociali italiani, era tornata a casa, si sospetta chiamata dalla madre Nazia Shaheen, che l’avrebbe rassicurata su un accomodamento con la famiglia: Saman aveva denunciato lei e il padre Shabbar Abbas per il matrimonio forzato con un cugino più vecchio in Pakistan, e lamentava che la famiglia stesse trattenendo i suoi documenti.
Gli ultimi messaggi
I documenti erano necessari a Saman per studiare e lavorare, ma soprattutto per poter sposare Saqib Ayub, il conterraneo residente in Italia del quale si era innamorata. È proprio a Saqib che Saman invia gli ultimi messaggi audio, con lo smartphone della madre perché il suo sarebbe stato preso dai genitori, e via Instagram. Nel suo ritorno a casa, la 18enne cerca inoltre di dissimulare la sua relazione. “Nessuno sospetterà, non preoccuparti, perché se dovevo avere fretta allora non restavo così tanti giorni qui”, dice a Saqib il 30 aprile.
Ma nelle ore successive si preoccupa. “Ho sentito che dicono ‘uccidiamola’”, rivela al fidanzato sempre via chat. Stando al racconto di Saqib e alle conversazioni tradotte nel corso delle indagini, la giovane avrebbe sentito di una ragazza “ribelle” che doveva essere uccisa. Avrebbe chiesto rassicurazioni alla madre, che non si trattasse di lei, e le sarebbe stato risposto che si stava parlando di un’altra ragazza.
I video prima dell’omicidio
Ci sono diversi video delle ultime ore di Saman, immortalati dalle telecamere di videosorveglianza sia dell’azienda agricola di Novellara in cui gli Abbas vivevano e lavoravano, sia di altri stabili nelle vicinanze. I primi risalgono al pomeriggio del 30 aprile, ovvero quando, seguita dal fratellino, sembrerebbe che Saman si sia recata a casa dello zio Danish Hasnain. Danish, imputato al processo con i genitori di Saman e due cugini, era ritenuto inizialmente l’esecutore materiale del delitto, ma successivamente ha addossato la colpa a Nazia e ha condotto la polizia penitenziaria sul luogo dell’occultamento del corpo.
Altri video hanno inquadrato Saman fuori dalla sua casa, a tarda sera, con la madre. Nei filmati dapprima veste abiti tradizionali pakistani, sembra tranquilla e a un certo punto rincorre la madre nel momento in cui vede spuntare le luci di un’auto sulla strada. Decine di minuti più tardi, Saman viene vista dall’“occhio” delle telecamere vestita all’occidentale, allontanarsi verso le serre con entrambi i genitori, e addosso uno zainetto bianco. Poco dopo è il solo Shabbar a rientrare in casa con qualcosa in mano. Si è molto speculato se l’oggetto sia in effetti lo zaino di Saman, ma i legali dell’uomo hanno smentito quest’eventualità.