Piazza Affari va di corsa e ieri con un salto dell’1,06% ha raggiunto i 29.688 punti dell’indice FtseMib, ai massimi dalla fine di giugno 2008. La Borsa italiana è a un passo dai 30mila punti, soglia che aveva sfiorato la scorsa estate prima di correggersi. Nel nostro paniere principale i titoli bancari hanno un notevole peso e un effetto slancio nelle ultime settimane è arrivato sicuramente dai buoni conti trimestrali degli istituti bancari del Paese e anche dalla promozione del comparto dell’agenzia di rating americana Moody’s. Certi livelli non si vedevano dalla crisi della Lehman Brothers, momento in cui è iniziato un vero declino per la Borsa del nostro Paese. E chissà che l’Italia ora non possa iniziare una risalita che possa riportarla ai livelli del 2000, quando arrivava a sfiorare la soglia dei 50mila punti.
Il nostro listino è stato il migliore in Europa nel corso del 2023 e continua ancora a salire, non curante di quello che proprio ieri ha detto l’Ocse che ha limato al ribasso le stime della crescita italiana per il 2023 (+0,7% da +0,8%). L’anno prossimo il Pil aumenterà di un altro 0,7% per poi risalire al +1,2% nel 2025.
Ma allora cosa c’è alla base degli ultimi rialzi? I fattori da considerare sono diversi. Ieri, per esempio, Bloomberg ha riportato di pressioni da parte di alcune autorità nazionali sulla nuova responsabile della vigilanza Bce, la tedesca Claudia Buch che entrerà in carica nel 2024, per consentire alle banche una politica dei dividendi più generosa. Se così facesse, la nuova responsabile della vigilanza apporterebbe un cambio di passo rispetto al predecessore Andrea Enria, che invece è sempre stato molto cauto sul tema predicando prudenza alle banche nella distribuzione degli utili agli azionisti per prediligere la capitalizzazione. Difficile che Buch assecondi le richieste, essendo definita dalla stessa Bloomberg «un falco sulla materia» e quindi un atteggiamento più benevolo della Banca centrale europea non è scontato. Ma sta di fatto che i titoli bancari festeggiano.
C’è poi da considerare anche che gli analisti, in virtù di un’economia europea in frenata, cominciano a vedere un allentamento della politica monetaria di Bce e Federal Reserve. Gli esperti di Anima, per esempio, credono che l’istituto guidato da Christine Lagarde sarà il primo a tagliare i tassi (nel secondo trimestre), mentre l’istituto di Jerome Powell sfodererà le forbici nel terzo trimestre 2024. Ieri, intanto, il Pil Usa è stato rivisto al rialzo (+5,2 da +4,9%) tra luglio e settembre. Mentre l’inflazione è al +2,8% (dal +2,9% della prima lettura).
Tornando però all’Italia, ieri lo spread – il differenziale di rendimento tra i Btp decennali italiani e i pari durata tedeschi – è sceso poco sopra 170 punti, ai minimi da settembre. Ciò significa che la percezione di rischio sul nostro debito è in calo.