La Signa Holding del magnate austriaco René Benko (in foto) ha annunciato l’apertura di una procedura di insolvenza e chiederà al Tribunale commerciale di Vienna l’apertura di una procedura di riorganizzazione in auto-amministrazione. «Nonostante i notevoli sforzi compiuti nelle ultime settimane, non è stato possibile ottenere la liquidità necessaria per una ristrutturazione extragiudiziale in misura sufficiente», si legge nel comunicato stampa. Il gruppo Signa, a corto di liquidità, è alla disperata ricerca di 500-600 milioni di euro per onorare i debiti in scadenza. Signa Italia sta costruendo a Bolzano il «Waltherpark», centro polifunzionale dove sorgeranno negozi, ristoranti ma anche abitazioni e uffici. Hager, presidente di Signa Italia, ha precisato che i lavori saranno completati.
La dichiarazione solleverà preoccupazioni per dozzine di banche europee, tra cui la svizzera Julius Baer e l’austriaca Raiffeisen, per la loro esposizione a Signa e a Benko: le loro azioni sono crollate negli ultimi giorni. Julius Baer avrebbe debiti pendenti nei confronti di Signa per oltre 600 milioni di franchi svizzeri e Raiffeisen Bank International per oltre 750 milioni di euro. Quindi, per colpa dell’aumento dei tassi di interessi e il rallentamento sul mercato immobiliare, Benko si trova improvvisamente in difficoltà a trovare nuovi investitori e a rispettare gli impegni presi. Secondo Forbes, il patrimonio del 47enne, che la scorsa estate era ancora stimato con 5,5 miliardi di euro, nel giro di pochi mesi è crollato a 2,6 miliardi. Nelle scorse settimane sono anche cresciuti i malumori tra i suoi soci. Uno dei primi a chiedere un radicale cambio di rotta, nella speranza di salvare il salvabile, è stato il «re dell’asfalto» austriaco e bolzanino di adozione Hans Peter Haselsteiner.