La tregua tra Israele e Hamas rischia di interrompersi già all’alba di oggi, nonostante per l’intera giornata di ieri si sia lavorato a una nuova estensione e il mondo spinga per un cessate il fuoco permanente. Nella tarda serata Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas in Libano, ha spiegato che «gli sforzi per estendere la tregua non sono ancora maturati», e di non ritenere «degna di studio» l’offerta israeliana. Poco prima Hamas aveva lanciato le sue condizioni, dicendosi pronto a scambiare «tutti i soldati israeliani prigionieri contro tutti i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane».
Tutto può ancora succedere, ma la trattativa non si era ancora conclusa in nottata. E questo nonostante il Qatar si fosse detto in giornata «molto ottimista» sulla proroga della pausa umanitaria, con i negoziati che «si stanno muovendo anche verso il rilascio dei civili uomini» in ostaggio a Gaza, come ha rivelato il portavoce del ministero degli Esteri, Majed Al-Ansari. Le discussioni sulla prospettiva di una tregua più lunga, è la speranza, potrebbero «condurre a un cessate il fuoco». D’altronde, anche il presidente Usa Joe Biden ha affermato che «continuare sulla strada del terrore, della violenza, degli omicidi e della guerra significa dare a Hamas ciò che cerca. Non possiamo farlo».
Il messaggio mostra che qualcosa sta cambiando nella sua posizione e lui stesso, lo scorso weekend, ha spiegato che «le possibilità sono reali» che la pausa possa aprire la porta a un cessate il fuoco più lungo. «Ci concentreremo sul fare il possibile per prolungare la tregua in modo da continuare a liberare più ostaggi e a ricevere più assistenza umanitaria», ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken dopo l’incontro della Nato a Bruxelles, e in vista della sua prossima visita in Israele. Ieri mattina, il secondo aereo umanitario statunitense con aiuti per la Striscia è atterrato in Egitto.
All’Onu, Gaza e la guerra tra Israele e Hamas sono tornate al centro dell’attenzione in Consiglio di Sicurezza sotto la presidenza cinese. «La popolazione di Gaza si trova nel mezzo di un’epica catastrofe umanitaria – ha sottolineato il segretario generale Antonio Guterres – Sono in corso intensi negoziati per prolungare la tregua, cosa che accogliamo con grande favore, ma serve un vero cessate il fuoco umanitario, e muoversi in modo determinato e irreversibile verso la soluzione a due Stati». «Dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco totale e duraturo con la massima urgenza. La Cina spera che gli ultimi giorni non siano una pausa prima di un nuovo round di attacchi ma il passo verso un cessate il fuoco», gli ha fatto eco il ministro degli Esteri di Pechino Wang Yi, sottolineando che «la ripresa dei combattimenti porterebbe probabilmente a un disastro che potrebbe divorare la regione». Anche l’ambasciatore francese Nicolas De Riviere ha spinto per un cessate il fuoco. All’incontro, a cui hanno partecipato i capi della diplomazia di Arabia Saudita, Giordania, Qatar, Egitto, Turchia, Emirati, Egitto, e Palestina, l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha sottolineato che «la pausa umanitaria è stata un barlume di speranza», e «vogliamo vederla prolungata». «La tregua deve diventare un cessate il fuoco. Non è una guerra, è una carneficina», ha tuonato il ministro degli Esteri palestinese Riyad Al-Maliki.
Parole respinte dall’ambasciatore israeliano Gilad Erdan: «Chiunque sostenga un cessate il fuoco, in realtà sostiene la continuazione del regno del terrore di Hamas a Gaza». Mosca, invece, considera già scontata la prosecuzione della tregua, «plaudendo» alla decisione delle pari, e auspicando «la continuazione di un dialogo efficace per una ulteriore de-escalation e per trasformarla in un processo a lungo termine e sostenibile».