La Cina, nuova potenza globale in rapida ascesa, ha avviato da tempo un programma per dotare la sua Marina di una grande flotta di portaerei: da oltre mezzo secolo asset essenziale per la proiezione di potenza di uno Stato nello scacchiere globale.
Obiettivo della People’s Liberation Army Navy è quello di raggiungere, e se possibile superare entro il 2050, il numero di portaerei schierate dalla Marina degli Stati Uniti, principale avversario teorico nel dominio dei mari che interessano da vicino entrambe le potenze a causa della disputa per il controllo delle rotte commerciali che attraversano il Mar Meridionale Cinese, ma non solo.
Pechino sta investendo parte delle sue risorse nella costruzione di grandi navi con l’ambizione di schierare, oltre alle portaerei a propulsione convenzionale come la Liaoning Type 001 e la Shandong Type 002, dei nuovi vettori che potranno avvalersi della bramata propulsione nucleare; attualmente progettata e sviluppata per essere impiegata sulle fondamentali navi rompi-ghiaccio inviate nella regione strategica del Polo Nord.
I cantieri navali cinesi stanno lavorando già da anni al prossimo varo una portaerei di maggiore stazza, la Fujian Type 003, che dovrebbe raggiungere la completa operatività entro il 2030 diventando il terzo vettore porta aeromobili a cui vanno a sommarsi di fatto tre unità Landing Helicopter Dock Type 075. Tutti progetti mirano a rendere, passo dopo passo, il potenziale navale della Cina “uguale a quello degli Stati Uniti“. Almeno in numero di vettori con questa particolare capacità.
Attualmente le portaerei della Pla Navy sono incentrate su gruppi imbarcati composti da caccia multiruolo J-15 “Flying Shark”, velivoli basati sulla copia delle cellule Sukhoi su cui si basano velivoli come il Su-33 e Su-27, entrambi jet imbarcati sull’incrociatore portaeromobili russo Admiral Kuznetsov dal quale derivano le prima due unità cinesi di questo tipo, ed elicotteri multiruolo Z-8 nelle versione da trasporto e per la guerra antisommergibile.
Il futuro prossimo della Pla Navy
I vettori cinesi attualmente in linea possono essere considerati, nonostante il recente varo, come portaerei già prossime all’obsolescenza se paragonate alle portaerei americane classe Gerald R. Ford; la cui capoclasse, l’omonima USS Ford è già in linea, e alla quale si uniranno, nel 2024 e nel 2025, le nuove Uss Kennedy e Uss Enterprise come sostitute delle portaerei classe Nimitz. Per questo il successo del programma Fujian e l’inserimento di gruppi imbarcati incentrati sul nuovo caccia cinese con capacità stealth J-31 “Gyrfalcon” è annoverato tra i progetti più ambiziosi dal Dragone.
Oltre alla futura capacità di una propulsione nucleare, essenziale per pattugliamenti a lungo raggio senza necessitare di soste in porto, le portaerei cinesi di nuova generazione che succederanno alla classe Type 003 si avvarranno di una nuova tecnologia già studiata e sviluppata dagli americani e riguardante il sistema di decollo Catobar (acronimo usato per indicare il Decollo assistito da catapulta / Recupero con cavi di arresto) che sarà basato sulla “potenza elettromagnetica“. Esso è noto come Emals.
Pechino alla portata di Washington nel dominio dei mari
I vertici militari e politici di Pechino hanno già reso noto che una nuova portaerei a propulsione nucleare è già compresa dai loro piani. Affermazioni diffuse nonostante alcuni analisti ritengono che ci vorrà ancora del tempo prima che la Cina riesca a sviluppare un reattore nucleare adeguato alla propulsione di una portaerei. Un reattore ben diverso da quelli utilizzati dalla Marina cinese per la propulsione di sottomarini classe Type 093 recentemente “modificati”.
Ciò che interessa maggiormente le analisi basate su dati e ipotesi, è che la Pla Navy possa perseguire nelle sue ambizioni, raggiungendo le quattro o cinque unità portaeromobili entro il 2030. Ma considerando lo scafo, la propulsione e le capacità delle Type 001, 002 e 003, queste nutià possono essere al massimo considerate alla pari con le portaerei statunitensi classe Nimitz. Si tratta di mezzi a propulsione nucleare impiegati dal 1975, di cui l’Us Navy possiede attualmente dieci unità oltre la prima superportaerei classe Ford per un totale di 11. La capoclasse Uss Nimitz, verrà sostituita dalla succitata Uss Kennedy, mantenendo sempre costante il numero della flotta di portaerei americane in linea.
Il dubbio sul nuovo asset strategico del Dragone
La Marina militare di Pechino – che non è mai stata coinvolta in azioni belliche, dunque non può garantire una vera e propria padronanza nelle manovre di battaglia maturata con l’esperienza – ha sempre sollevato l’incognita sulle capacità che la Pla Navy potrebbe esporre in una reale azione di guerra. La “vera domanda” tuttavia, scrive in una delle sue puntuali analisi Stephen Bryen, è quale sarà il livello di sopravvivenza delle moderne portaerei cinesi. Una domanda che allude ai sistemi di difesa e alle contromisure che dovrebbero proteggere questi importanti vettori navali da attacchi di missili o siluri. Senza contare l’attuale “vulnerabilità” dei gruppi imbarcati di J-15. Portaerei e gruppi imbarcati ridotti, insegna la strategia aeronavale, sono “facili bersagli” per gli Strike Group delle portaerei americane, e per gran parte dei moderni “missili antinave, da crociera e siluri”.
Le ambizioni espansionistiche nella regione Pacifico manifestate dalla Repubblica Popolare Cinese che sta letteralmente “militarizzando” il Mar Cinese Meridionale sono evidenti da almeno un decennio. Sarà determinante osservare e analizzare in questo quadro l’effettivo dispiegamento di queste nuove importanti unità, che rappresentano da sempre un simbolo di proiezione di potenza, ma che difficilmente raggiungeranno lo stesso numero di portaerei schierate dal principale avversario teorico prima del 2050. Gli Stati Uniti potranno sempre contare sulla collaborazione dei vettori dei partner; come ad esempio le due super-portaerei britanniche classe Queen Elizabeth, già pronte per condurre missioni di pattugliamento nella regione del Pacifico; le unità francesi e giapponesi. Frattanto, gli annunci di Pechino riguardo lo schieramento di una grande flotta di portaerei “prossima” a surclassare in numero la navigata flotta di portaerei dell’Us Navy, restano una promessa che tende alla distrazione.