L’Organizzazione delle Nazioni Unite nasce nel Secondo dopoguerra per favorire lo sviluppo pacifico dell’umanità e garantire il mantenimento della pace in tutto il mondo. Sono frutto di un’idea degli Stati Uniti, dunque non dovrebbe sorprendere che siano proprio gli americani i principali finanziatori economici. Nel 2022 Washington ha versato all’Onu 830 milioni di dollari, contribuendo al 28% del bilancio delle Nazioni Unite.
Un importante aiuto finanziario arriva anche dai Paesi asiatici. La Cina, al secondo posto in questa classifica, contribuisce a circa il 15% del bilancio complessivo delle Nazioni Unite, con un versamento di 438 milioni di dollari nell’ultimo anno e in netta crescita rispetto al passato: basti pensare che nel 2000 spendeva appena 12 milioni. Al terzo posto c’è il Giappone, con 230 milioni di dollari. Il primo Paese europeo è invece la Germania, in quarta posizione, con 175 milioni di dollari. Seguono Regno Unito, Francia e Italia, settima con 91 milioni di dollari versati all’Onu nel 2022.
Nella lettera pubblicata dal Segretario Generale António Guterres, alcuni Paesi risultano in ritardo con i loro contributi: Antigua e Barbados, Comore, Repubblica del Congo, Iran, Guinea, Papua Nuova Guinea, Tomei e Principe del Sud, Venezuela, Vanuatu e Sudan, anche se si tratta di una percentuale relativamente piccola nel bilancio delle Nazioni Unite.
Da quando è stata fondata nell’ottobre del 1945, l’Onu ha visto il numero di stati membri arrivare fino a 193, su un totale di 196 riconosciuti come sovrani. Tutti sono tenuti a versare una quota per sostenerne i costi: in parte si tratta di versamenti obbligatori, in parte volontari. L’organizzazione si è distinta per numerose iniziative umanitarie di tipo economico, sociale e culturale, specie nei territori in via di sviluppo che richiedono una notevole quantità di denaro. Questo è il motivo per cui il finanziamento degli stati membri è così importante.