«Ho prima sofferto parecchio e poi sorriso leggendo tutte le dietrologie che sono state fatte sui fuorionda di Striscia: Ricci è Ricci, piaccia o non piaccia, non penso che i rapporti con il governo possano cambiare per la vicenda legata a Striscia». Pier Silvio Berlusconi chiude così la questione che ha tenuto banco per diversi giorni sul caso Giambruno, l’ex compagno della premier con cui Giorgia Meloni ha chiuso il rapporto dopo la messa in onda dei video poco eleganti (per usare un eufemismo) che mostravano come trattava le colleghe di Mediaset. E ha ribadito di non essere stato informato da Ricci dell’intenzione di trasmetterli.
Una vicenda che ha suscitato una enorme quantità di polemiche e illazioni (sui rapporti tra l’azienda di Cologno, Forza Italia e il governo) e che, dunque, non poteva non emergere nell’incontro dell’amministratore delegato di Mediaset con i giornalisti convocato per fare il punto sulla stagione televisiva. Anche perché Berlusconi si è rivolto direttamente al Governo. «In una situazione così difficile per gli editori, non chiediamo agevolazioni allo Stato come vengono concesse ai nostri competitor, ma almeno di non essere penalizzati».
Il riferimento è ai finanziamenti tramite il tax credit che vengono concessi ai produttori indipendenti e alle tasse irrisorie che versano le grandi compagnie straniere a livello nazionale (le piattaforme web pagano il 3%) quando è ancora lontano l’obiettivo di varare la minimum tax (il 15 per cento) per le multinazionali. «Oggi noi non possiamo accedere al tax credit – precisa l’ad – tranne che per un 25% nel settore cinema rispetto al 40% dei produttori indipendenti, che magari sono di proprietà di multinazionali non italiane. E questo è sbagliato».
In ogni caso, nonostante «l’anno durissimo» segnato dai costi elevati e dalla difficoltà della raccolta pubblicitaria, «la settimana scorsa abbiamo approvato il bilancio dei primi nove mesi: un ottimo bilancio. A fine anno dovrebbe chiudersi con un utile di poco superiore a quello dello scorso anno che era stato di 216 milioni. E questo nonostante Prosieben (la partecipata tedesca di cui MediaForEurope ha quasi il 30%) ha azzerato completamente i dividendi. All’inizio dell’anno ci mancavano circa 90 milioni di euro, che abbiamo recuperato con una razionalizzazione dei costi».
Ha giovato anche un incremento della raccolta pubblicitaria nell’ultimo periodo (più 8 per cento a ottobre e circa più 1,5 per cento nell’intero anno) e la performance del gruppo in Spagna.
Ma Pier Silvio gioisce soprattutto per i risultati d’ascolto che hanno portato Mediaset a battere in questa stagione autunnale la Rai (38,3 per cento di share complessivo contro il 35,6 nelle 24 ore) e che potrebbero portare l’azienda di Cologno a chiudere l’anno 2023 come primo gruppo televisivo italiano su tutto il pubblico (e non solo su quello commerciale comunque core business aziendale).
Se si considera la total audience (somma di tv tradizionale e streaming) si calcola che l’audience di Mediaset, a fine 2023, potrebbe salire a un +1,6% rispetto al 2022.
«Sono orgoglioso del lavoro fatto – conclude l’ad – perché il 2020 è stato un anno in cui tutti i broadcaster hanno avuto paura e noi siamo riusciti a reagire con un cambio di passo, alzando il livello di offerta a livello qualitativo e quantitativo».