Ricorda il fascismo: Cervinia cambia nome

Ricorda il fascismo: Cervinia cambia nome

Case, strade, alberi, muri, il paesaggio, sinanco i piloni di una seggiovia. Un luogo è un luogo, verrebbe da dire, un paese è un paese. E questo ha poco a che vedere con il nome che gli dai. Eppure senza un nome, senza un suono familiare che la identifichi, qualunque località si scioglie come neve al sole.

Lo ha spiegato bene il sociologo Marc Augé quando ha definito i suoi «nonluoghi». Non basta che permanga una funzione perché un luogo sia antropologico (vivo e percepito): serve un’identificazione culturale. Quest’identificazione vive anche nel nome. Cambiarlo ha molti più effetti di quanto si possa immaginare e per farlo non basta, e non dovrebbe bastare, un tratto di penna, una comunicazione in burocratese. Chissà se e quanto ci hanno riflettuto prima al comune di Valtournenche e poi alla regione autonoma della Val d’Aosta quando hanno deciso di cassare il nome Cervinia (che in tutto il mondo significa sci e alpinismo e vacanze) per sostituirlo con quello di Le Breuil (che in lingua arpitana significava pianoro paludoso e per tutto il resto del mondo non significa niente). La decisione, che è stata ratificata con decreto firmato dal presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin, ha infatti stabilito che la frazione del Comune di Valtournenche, 700 abitanti, dovrà assumere la denominazione ufficiale di Le Breuil riprendendo il suo nome antico, che comunque nei documenti ufficiali era già stato affiancato a quello di Cervinia (voluto dal regime fascista nel 1934). Tutti gli aspetti pratici sono ora al vaglio della sindaca di Valtournenche, Elisa Cicco, per quanto la decisione del governatore si basasse su un parere del precedente Consiglio comunale, guidato da Jean-Antoine Maquignaz. Nel brevissimo si tratterebbe di cambiare gran parte della cartellonistica. Sul lungo periodo di capire come minimizzare la perdita di un nome che è praticamente un marchio conosciuto in tutto il globo.

Abbastanza comprensibile allora la perplessità di molti degli abitanti. E anche quella di alcuni politici. «Esprimiamo vivo stupore e sgomento poiché il brand Cervinia è noto in Italia e nel mondo e un così drastico cambiamento, frutto evidente di un’ideologia fuori tempo, spazio e luogo non può che nuocere al settore turistico alberghiero e all’immagine di tutta la Valle d’Aosta» hanno dichiarato Alberto Zucchi, coordinatore regionale per la Valle d’Aosta di Fratelli d’Italia e il deputato Matteo Rosso. Lotta al fascismo con novant’anni di ritardo? Non siamo nel 1944, quando sembrò opportuno trasformare Littoria in Latina. Difesa dei toponimi antichi (per altro già reinseriti nei nomi ufficiali) fuori era geologica? Oggi per fortuna, non ce ne vogliano gli ecologisti radicali, al posto di un pianoro pieno d’acqua di scioglimento c’è un complesso turistico di prim’ordine che dagli anni Trenta in poi ha prosperato sull’innovazione. Basti citare la funivia realizzata nel 1939, che da Plan Maison saliva ai 3480 metri della Testa Grigia. Si trattava di uno degli impianti più moderni del mondo e il più alto d’Italia. Nei pressi del Plateau Rosa.

Il resto è cancel culture o regionalismo d’accatto che sarebbe meglio non attecchisse a Val Tornina (così nelle bolle medievali è chiamata Valtournenche) e ad Augusta Praetoria Salassorum (scusate, Aosta). Perché non è una bella idea giocare con i brand turistici. Nessuno ha voglia di venire alla settimana della moda di Mediólanon (il toponimo celtico per Milano). Anche se il Duomo o le sfilate restano le stesse.

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