Pietra sul salario minimo, l’opposizione fa gazzarra

Pietra sul salario minimo, l'opposizione fa gazzarra

Salario minimo, ultimo atto. Sulla questione, l’unica che è riuscita a unificare (quasi) le opposizioni, e che si trascina da molti mesi tra stop and go, potrebbe di qui alla settimana prossima calare il sipario. La proposta di legge, nata dal centrosinistra ma praticamente svuotata da un emendamento di maggioranza, arriverà in aula, alla Camera dei deputati, lunedì.

Ma in realtà, nella notte tra martedì e mercoledì, un blitz del centrodestra ha neutralizzato la questione, dopo uno scontro durissimo con il centrosinistra prima in Commissione Lavoro e poi, ieri mattina, nell’emiciclo di Montecitorio. Tra scontri verbali e pesanti scambi di accuse: «Il presidente della commissione Lavoro Rizzetto ha minacciato le opposizioni, dichiarando ai cronisti che era pronto a riferire in aula alcune vicende che hanno coinvolto diversi deputati di opposizione. Che razza di avvertimento è?», denunciano Pd e M5s, spiegando che Rizzetto (ex grillino, ora in Fdi) nella sua gestione dei lavori ha «confuso l’arbitraggio con l’arbitrio». Dal canto suo Rizzetto accusa le opposizioni di aver «scatenato la bagarre»: il dem Arturo Scotto, rivela, avrebbe financo «lanciato dei fogli di carta verso la presidenza, che hanno colpito un funzionario della Commissione». Su cotanto incidente «chiederemo l’intervento dei questori della Camera».

L’escamotage messo a punto dalla maggioranza prevede che quella che era una proposta di legge in quota minoranza venga trasformata in una legge di delega al governo. Col risultato di svuotarla del suo contenuto iniziale e di allungarne assai i tempi di esame: da sei mesi a un anno. In pratica, un definitivo affossamento. «È la prima volta che una cosa del genere succede – assicura Arturo Scotto, che per il Pd ha gestito la partita parlamentare – e questa mossa a sorpresa ha una sola spiegazione: il governo Meloni e la maggioranza non volevano assumersi la responsabilità di bocciare la nostra proposta di istituzione del salario minimo, votando apertamente contro. Avevano i numeri, ma sapevano che sarebbe stata una scelta molto impopolare. Quindi hanno trovato il modo di aggirarla con una forzatura procedurale».

L’ira e le proteste delle opposizioni, dopo lo scontro notturno in commissione, si sono trasferite ieri mattina in aula. «La maggioranza – denuncia il rossoverde Marco Grimaldi – cerca di sottrarre una proposta di legge del centrosinistra per trasformarla in una delega in bianco al governo».

Fa notare Scotto: «La cosa più paradossale è che la nuova delega al governo, voluta dal centrodestra, non contiene nessuna delle proposte avanzate dal Cnel di Renato Brunetta, che proprio la premier Meloni aveva delegato a definire una proposta per affrontare il problema dei salari bassi. Ora tenteremo di reintrodurre il tema con i nostri emendamenti, anche in sede di manovra».

Nel nuovo testo voluto dal governo non c’è neppure la dizione «salario minimo»: si affida all’esecutivo il compito di intervenire per decreto su salari bassi, rafforzando la contrattazione collettiva e senza escludere una contrattazione di secondo livello. «Vogliono rimettere le gabbie salariali, con stipendi differenziati tra nord e sud», geme il sudista Giuseppe Conte. Secondo la segretaria del Pd Elly Schlein, che era nottetempo a presidiare la commissione insieme ai big del suo partito, «questo è solo l’antipasto del premierato, che svuota il Parlamento delle sue prerogative».

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