L’orrore delle belve islamiste: ora Israele piange il piccolo Kfir

Angoscia per Kfir, 10 mesi. Hamas: "Ucciso nei raid"

Il piccolo Kfir Bibas, divenuto uno dei simboli del dramma degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, è morto con la madre e il fratello in un bombardamento. La notizia è stata data dalle Brigate al Qassam.

Il braccio armato di Hamas, ha annunciato la morte dei tre ostaggi della famiglia argentino-israeliana Bibas – Kfir, dieci mesi; suo fratello Ariel, 4 anni e la madre Shiri Silverman – a causa di “precedenti bombardamenti” dell’esercito israeliano su Gaza.“Tre sionisti detenuti sono morti a causa dei precedenti bombardamenti sionisti sulla Striscia di Gaza”, si legge in una nota delle Brigate. Kfir Bibas, il più piccolo dei tanti bimbi rapiti da Hamas nei kibbutz, era stato portato via il 7 ottobre da Nir Oz assieme al fratellino Ariel di 4 anni, al papà Yarden e alla mamma Shiri.

In questi giorni, dopo il rilascio di 81 ostaggi – 61 israeliani e 20 stranieri – nell’ambito dello scambio di bambini e donne con prigionieri palestinesi parallelo alla tregua a Gaza, è scoppiata polemica sul fatto che i bambini e la madre non erano ancora stati rilasciati, dato che Kfir era il più piccolo degli ostaggi. Alcuni giorni fa i familiari della famiglia Bibas avevano riferito di temere per la loro salute e avevano chiesto la loro liberazione nell’ambito del prolungamento del cessate il fuoco temporaneo. “Tutti gli altri bambini sono già stati rilasciati. Non sappiamo dove siano tenuti” nè “nulla sulle loro condizioni”, aveva detto Ofri Bibas, sorella del padre Yarden e zia dei bambini, in una conferenza stampa. Secondo il portavoce dell’esercito israeliano, Avichai Andraee, la famiglia era stata inizialmente rapita da Hamas, ma poi trasferita a un altro gruppo armato palestinese, che l’avrebbe tenuta nella zona di Khan Younis.

Martedì i parenti erano tornati a far sentire la loro voce, per far leva sull’opinione pubblica israeliana e internazionale. “Sono vostri nemici? L’islam insegna a rapire gli infanti? Ogni momento che passa sono sempre più in pericolo”, l’appello lanciato dalla Piazza dei dispersi, com’è stato rinominato il quadrato di pietre bianche davanti al museo di Tel Aviv. Centinaia di persone si erano radunate per lanciare in cielo palloncini, tutti arancioni, come i capelli dei piccoli Kfir e di Ariel.

“Yarden, Shiri, Ariel e Kfir sono tenuti in ostaggio da Hamas da 53 giorni – aveva ricordato Dana Siton, la sorella della madre – Non sappiamo quali siano le loro condizioni. Sono ancora insieme? Mangiano? Chi abbraccia i bambini, chi li rassicura quando piangono?”. Hamas, attraverso i mediatori, ha informato Israele di “non conoscere” la sorte dei Bibas. Stando a quanto si apprende, la famiglia era passata nelle mani di un altro gruppo di miliziani palestinesi, così non è chiaro se potrà essere recuperata per lo scambio. Il portavoce militare Daniel Hagari aveva replicato che “la responsabilità resta comunque di Hamas”.

Un altro portavoce militare israeliano, Avichay Adraee, aveva affermato che Hamas potrebbe aver ceduto i Bibas a un’altra organizzazione “come fossero bottino di guerra“. Ha anche pubblicato una fotografia del rapimento di Yarden Bibas il 7 ottobre. L’uomo che lo strattona per un braccio è indicato dal portavoce militare come un uomo di Hamas, che opera nella zona di Khan Yunis, nel sud della Striscia.

“Non c’è un precedente per qualcosa del genere, un bambino che è stato rapito quando aveva nove mesi”, aveva detto ai giornalisti Eylon Keshet, un cugino del padre di Kfir. In Israele e non solo, il piccolo è diventato un simbolo della brutalità dell’attacco di Hamas. L’ex primo ministro Naftali Bennett ha portato la foto di Kfir negli studi dei media internazionali e l’ha brandita davanti alla telecamere.

Dopo aver ringraziato gli israeliani per il sostegno ricevuto, i familiari dei Bibas avevano avuto parole di gratitudine anche verso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, verso l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani e verso il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi per i loro sforzi a favore della liberazione degli ostaggi. Ma le loro speranze, ora, sono probabilmente diventate vane.

L’esercito israeliano sta “controllando la fondatezza” dell’annuncio delle Brigate Qassam sulla morte dei fratelli Bibas, il piccolo Kfir di 10 mesi e il fratello di 4 anni, e della loro madre. Lo ha detto il portavoce militare delle Idf Daniel Hagari secondo cui “Hamas continua a comportarsi in maniera crudele e inumana”, ha affermato citato dal Jerusalem Post. “I rappresentanti delle Idf hanno parlato con i membri della famiglia Bibas, li hanno informati della notizia. Le Idf stanno esaminando l’attendibilità dell’informazione”. Il portavoce ha quindi ribadito che “la responsabilità della sicurezza di tutti gli ostaggi nella Striscia di Gaza ricade interamente sull’organizzazione terroristica Hamas. Hamas mette in pericolo gli ostaggi, compresi nove bambini. Hamas è tenuta a restituirli immediatamente a Israele”.

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