Quante banalità sul patriarcato

Quante banalità sul patriarcato

Direttore Feltri,

comprendo il fatto che si tratta di un argomento importante, ma ormai da settimane si parla solo e soltanto di violenza di genere, quindi anche di patriarcato, dominio del maschio, mascolinità tossica. Intervenga per mettere fine a questo delirio, la prego.

Diego Lopresti

Caro Diego,

avverto la tua medesima stanchezza. Ma io cosa posso fare se non osservare questo scempio in qualità di spettatore, proprio come te? Ogni dibattito televisivo, ogni commento, ogni articolo di giornale, ogni editoriale, ogni servizio del tg si concentrano ormai da giorni e giorni su questa tematica. Il che è già negativo in quanto l’informazione si avvita intorno a se stessa, come se i giornalisti, capendo che un tema è particolarmente sentito dall’opinione pubblica, cogliessero l’occasione per avere attenzione da parte di lettori e telespettatori che se li filano poco, i quali tuttavia sono esseri umani e si stufano, eccome se si stufano. Abbiamo perso il senso della misura. Inoltre, c’è un’aggravante che non possiamo non considerare: ripetendo sempre le stesse cose togliamo loro valore, persino le orecchie si assuefanno. In più, in questo caso, non stiamo semplicemente discutendo di violenza contro le donne, bensì abbiamo imbastito un processo, peraltro senza contraddittorio e senza difesa, al maschio in quanto tale. È l’esecuzione di un genere intero cui si addossano responsabilità e colpe di una minoranza di rappresentanti del genere in questione. Trattasi di un’attività turpe, vergognosa, incivile, barbara, che si conclude, appunto, con la macellazione collettiva di tutti gli uomini, me e te inclusi, caro mio. Da giorni sopportiamo che si dica di noi che siamo responsabili delle azioni delittuose compiute da pochi, che siamo complici, omertosi, rei, tossici, depravati, deviati, porci, molestatori, pericolosi, violenti, bruti. Queste sono discriminazioni di genere, che vorrebbero trovare legittimità nel fatto che ad uccidere Giulia, come le altre 104 donne ammazzate quest’anno prima di lei, è stato un maschio.

Questa mattina si riuniva il Consiglio regionale lombardo, di cui come immagino tu sappia faccio parte in qualità di consigliere per il gruppo di Fratelli d’Italia. Mi credi se ti dico che anche in questa occasione non si è fatto altro che discettare di femminicidio e dell’assassinio di Giulia, di cui si sostiene che siano colpevoli pure le istituzioni, non solo questi poveri maschi criminalizzati? Per ore ed ore abbiamo ascoltato inermi interventi delle opposizioni che hanno ripetuto all’infinito il già detto. Un concentrato di luoghi comuni, una rassegna di banalità, un susseguirsi di frasi fatte, un’elencazione di pregiudizi, una fiera di mediocrità del pensiero. Mentre udivo, mio malgrado, questi discorsi mi sono stupito di quanto siamo sciocchi noi esseri umani, che sentiamo la necessità, per non essere da meno, di replicare quello che è stato pronunciato o fatto da tutti gli altri. E non ho percepito alcun sentire, alcuna emozione, alcuna partecipazione in quell’aula. Era tutto freddo, sterile, obbligato. Ognuno parlava di femminicidio per dare prova della sua adesione al politicamente corretto. A cosa è servito? A nulla. Purtroppo queste esibizioni personali non hanno alcuna utilità. Ancora una volta sono stati tirati in ballo il patriarcato, lo Stato, il maschio. Temo che non riusciremo mai più a smontare questi preconcetti, che vengono assorbiti dalle menti deboli, prive di carattere, non brillanti, propense al conformismo. Che noia che barba che barba che noia! Ad un certo punto ho anche pensato di prendere la parola e fare notare a tutti che non stavano proclamando nulla di nuovo, bensì ripetendo uno dopo l’altro proposizioni false e già trite e ritrite che ci hanno tritato e ritriturato le palle. Ho desistito, Diego. Combattere contro la melensaggine è un po’ come lottare contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria. Un’operazione, insomma, tutt’altro che intelligente.

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