Al Milan non resta che prendere atto: è con un piede e mezzo fuori dalla Champions league. Tradito prima da Giroud (errore dal dischetto e per tutta la sera poco presente), poi rimesso in pista da Chukwueze, si fa infilare dalla freccia gialla del Borussia, Gittens e quando poi perde per l’ennesimo insulto muscolare anche uno dei guardiani della difesa (Thiaw), allora cede quasi di schianto e si consegna alla seconda sconfitta del girone che rende probabile l’eliminazione. Sotto gli occhi delusi di Cardinale, scortato da Ibra, di Sinner osannato dalla curva, la sconfitta di ieri a dispetto di qualche orgoglioso sussulto – certifica il momento no del Milan che ha una sola causa: i tanti, troppi, infortuni. Adesso ci sarà qualche ora di riflessione sul futuro della panchina rossonera.
I 10 minuti che sconvolsero San Siro e il Milan. I primi dieci minuti della sfida scanditi da due rigori, uno per parte, con una differenza fondamentale: Giroud, dal dischetto, si fa parare da Kobel (è il terzo della carriera fallito dal francese, il precedente sempre in Champions a Napoli) dopo 5 giri di lancette, Reus dall’altra parte giustizia Maignan che può solo intuire la traiettoria del penalty. A quel punto il Milan si ritrova dietro a inseguire dopo aver intravisto lo scatto in avanti. Inevitabile lo choc tradito dai rossoneri che però non escono mai dalla partita pur soffrendo, specie sul fianco destro, dove Calabria di fatto è l’ala destra con Chukwueze che invece entra in mezzo al campo al pari di Pulisic per liberare spazio a Theo Hernandez. Per risalire la corrente, c’è bisogno di una scintilla, una sorta di magia. E chi se non il nigeriano già protagonista del rigore procurato (suo il sinistro parato da Schlotterbeck)? Tocca a Chukwueze afferrare una palla sulla linea di fondo, toccarla 10 volte, uscire in slalom tra due birilli gialli e col sinistro trovare il gol dell’1 a 1. Non è l’unico brivido per San Siro se poi nel recupero della prima frazione, Calabria ha di testa la palletta comoda per chiudere in bellezza il tempo. Mira sbagliata però.
Anche la ripresa comincia sotto una cattiva stella. Prima l’acrobazia spettacolare di Pulisic (deviata da Hummels), poi su uno scatto Thiaw ha un cedimento muscolare (flessore coscia sinistra) che lo costringe a uscire (Krunic inventato difensore centrale per mancanza di sostituti), infine la prima manovra tedesca degna di nota trova la stoccata di Gittens, il vero castigaMilan della serata. Questa volta il cedimento, fisico oltre che nervoso e quindi tecnico, è definitivo perché a stretto giro di ripartenza del Borussia arriva il terzo sigillo tedesco firmato Adeyemi, con la partecipazione in questo caso di Maignan, non impeccabile nella parata. Le ultime carte giocate da Pioli sono Jovic (colpo di testa e palo scheggiato) e Traorè, un altro esponente della primavera strepitosa di Ignazio Abate, qualificata per gli ottavi del proprio torneo: sono la conferma dei limiti della panchina flagellata dagli infortuni. Si, si, si può proprio dire: anche in questa parte del girone europeo, il Milan paga a carissimo prezzo (per esempio non avere un centrale difensivo di ricambio) il suo peccato originale.