A scuola gli infilarono un pipistrello nel cappotto e rimase terrorizzato. Cercò di individuare il colpevole, ma non ci riuscì. Solo trent’anni dopo il ragionier Ariberto Spinelli, suo collaboratore, confessò il misfatto. Ma in quel periodo, il poco più che adolescente Silvio Berlusconi era già Silvio Berlusconi. Nel 1947 vendeva spazzole elettriche e dentifrici marca Binaca. Nel ’48, in un pomeriggio, piazzò cinquecento abbonamenti da mille lire l’uno a Gioventù missionaria, la rivista dei Salesiani. Teatrale e seducente, alto e basso, visionario e pratico, sempre una spanna fuori dall’ordinario, il Cavaliere è una miniera di aneddoti, battute, episodi che strappano il sorriso e insieme uno dei grandi protagonisti della politica italiana e della scena internazionale.
Flash uno, eccolo imprenditore alle prime armi, ma non sprovveduto sui prati di Milano 2, dove si affaccerà per l’ultima passeggiata prima di morire. Per le facciate delle case – è l’imperativo – occorre usare un pastello chiaro, azzurrino o verde. «Il colore – si raccomanda – deve piacere alle donne».
Flash numero due, l’incontro con i democristiani al momento della discesa in campo: «Metto a disposizione una bellissima tavola e voi cucinate – queste le parole pronunciate il 18 gennaio ’94 -. Lo dico perché alle prossime elezioni prenderete solo quattro deputati», spiega a Peppino Gargani, uno dei colonnelli della corrente demitiana. «Dottor Berlusconi – è la replica – forse lei esagera, abbiamo centotrenta deputati uscenti». Andò come tutti sanno: Berlusconi capo del governo, la Dc cancellata dal vento del cambiamento.
Inizia la nuova vita di Berlusconi che per 24 anni, dal ’96 al 2020, risiederà in via del Plebiscito a Palazzo Grazioli. Quasi un quarto di secolo fra nascite di governi, dimissioni e avvisi di garanzia, scandali, gossip e veleni, viaggi e imprese sportive oltre ogni immaginazione. Chi c’era, chi stazionava sul marciapiede davanti all’ingresso, sorvegliato da due carabinieri, chi raccoglieva informazioni e spifferi, magari nascondendosi dietro una tenda o una pianta della sontuosa dimora, apre i taccuini e ci restituisce quei mondo: ecco così Una battuta, presidente, Marlin editore, firmato da Vittorio Amato e Giovanni Lamberti, due cronisti di agenzia che hanno seguito il Cavaliere per 20 anni e presentato ieri in Senato, alla presenza di Ignazio La Russa, Licia Ronzulli, Lucio Malan, Paolo Zangrillo, Daniela Santanche, Massimiliano Romeo e Michaela Biancofiore.
Dunque, si fa avanti il Berlusconi che ospita Umberto Bossi in versione canottiera a Villa Certosa e gli chiede: «Umberto, vuoi un pigiama?» Poi sfiora l’incidente con George W. Bush: gli porta in dono un orologio in limited edition che supera i 360 dollari previsti come tetto dal cerimoniale dei presidenti americani. Una situazione imbarazzante, ma Bush afferra al volo il regalo, prima del momento ufficiale e se lo mette al polso, come fosse suo da sempre. Il pericolo del gran rifiuto è scongiurato.
Tic, manie e manie di grandezza. Voglia di sdrammatizzare, di non appesantire il già ingessato rituale del Palazzo. È il 1996 e l’Ulivo di Romano Prodi batte il Cavaliere. Segue un meeting riservato in una casa romana. Prodi sta meditando di cedere la presidenza di una Camera all’opposizione. Silvio arriva con Gianni Letta, afono, e improvvisa un siparietto: «Romano, sai perché Gianni non ha più voce? L’ha persa a forza di dire viva Romano, viva Romano». Il padre dell’Ulivo sorride, l’accordo non viene raggiunto: Luciano Violante va alla testa di Montecitorio, Nicola Mancino alla guida di Palazzo Madama.
Poi c’è il pallone e le glorie del Milan. «Quando mi propose di allenare la sua squadra – ricorda Arrigo Sacchi, allora fuori dai grandi giri – rimasi stupito. Gli dissi: O voi siete dei geni o dei pazzi». Quando va ad Arcore per chiudere il contratto, Sacchi si accorge che Silvio, impegnato con Raffaella Carrà e Pippo Baudo, non c’è e firma in bianco, per ringraziare della fiducia accordata. «Poi scoprii che avrei preso meno di quanto prendevo in B al Parma». Berlusconi con le soubrette e al caminetto, punto dallo spillo della nostalgia: «A Natale papà Luigi girava tutta Milano per portarci il panettone migliore».