Ue contro gli scafisti: “Business criminale”

Ue contro gli scafisti: "Business criminale"

«Gestire la crisi è importante, ma non basta». È un monito, quello lanciato ieri a Bruxelles da Ursula von der Leyen; rivolto ai Paesi del Vecchio Continente chiamati a formare «un’alleanza globale» anti-scafisti. Roma non desiste dalla sfida, seppur considerata velleitaria da alcuni membri Ue, che stanno però cambiando idea come la Germania. E via via, come l’Italia ha già fatto dopo il naufragio di Cutro, l’Ue rivedrà la sua legislazione: per rendere più efficace la lotta al traffico di esseri umani nel Mediterraneo, ha annunciato ieri la presidente della Commissione.

A scardinare un dibattito un po’ avvitato su se stesso, ieri al forum di Bruxelles voluto da von der Leyen – in nome di una «risposta sistemica» che l’Italia auspica da tempo – è arrivata la denuncia del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha parlato di «salto di qualità degli scafisti», sollevando l’altro tema «caldo» e forse sottovalutato, la versatilità dei trafficanti che da Sfax hanno già spostato i loro hub di morte sulle coste libiche. Ursula sigilla l’asse con Roma: la Commissione punta infatti a implementare l’intesa con Tunisi. Von der Leyen scansa le perplessità di chi pone ancora dubbi rimettendola al centro della prevenzione delle partenze. Coinvolgere organizzazioni extra-Ue non è semplice. Serve un appello: «Siamo qui per combattere insieme un business criminale», ha detto la N. 1 dell’esecutivo comunitario. L’urgenza di agire è avvertita da tutti. Il gioco di squadra un po’ meno. Ma sullo stop a leggi «morbide», vero eldorado di scafisti e mafiosi che sulle partenze illegali fanno cassa, c’è intesa, come sul potenziamento dei flussi legali per dimezzare il potere di uomini e clan che sguazzano nella disperazione di chi cerca un biglietto d’ingresso clandestino. Von der Leyen è d’accordo con Meloni: non basta unirsi a 27. O redistribuire i migranti in Europa. Ieri ha quindi invitato a Bruxelles 450 delegati da una sessantina di Paesi, 57 Stati e i ministri dell’Interno dei «27». Vuole concretizzare il piano tracciato a settembre a Lampedusa accanto a Meloni, tra le prime a scardinare il tabù dell’impotenza: con Europol che sarà potenziata e partnership Ue con Paesi terzi. Insomma, accordi «fattivi» con gli Stati di origine e transito dei flussi.

Il «modello» è il memorandum con la Tunisia. Piantedosi lo considera «efficace». E ieri il ministro ha pure lanciato il patto con l’Albania come «progetto pilota per l’Ue». Il nuovo modus operandi degli scafisti, dettagliato dal ministro, vede ormai i barchini depredati dagli stessi trafficanti, sottraendo i motori, cellulari ai migranti, oggetti di valore. L’Italia ha spesso contestato il gravissimo reato di pirateria marittima – ha ricordato il ministro – in una strategia che ha prodotto successi: più di 60 motori sequestrati e 21 scafisti arrestati. Col decreto Cutro si è retto l’urto: i picchi d’arrivi d’estate. Nuove procedure e rogatorie internazionali hanno permesso all’Italia di far fronte agli oltre 151mila migranti sbarcati da inizio anno; 17 mila sono minori non accompagnati, su cui l’Ue pone un faro particolare. Vulnerabili, certo. Ma anche i più esposti a diventare manovalanza per mafie, organizzazioni criminali e terroristiche. L’obiettivo resta però la prevenzione dei flussi illegali. Pur con qualche stop and go, Tunisi ha evitato la partenza di oltre 60mila persone. «Vogliamo sostenervi di più, con assistenza legale e tecnica, perseguire queste reti criminali, quando abbiamo unito le forze abbiamo fatto progressi», ha detto von der Leyen agli ospiti extra-Ue. E se Roma sta già rafforzando la collaborazione con Tunisia e Libia, ieri è arrivato un nuovo impulso da Bruxelles, chiamando in causa pure l’Ufficio dell’Onu contro la droga e il crimine.

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