Il semaforo lampeggia: caos Spd, Verdi, Liberali. E Scholz adesso traballa

Il semaforo lampeggia: caos Spd, Verdi, Liberali. E Scholz adesso traballa

Undici mesi di disciplina di bilancio sono andati in fumo in Germania in undici minuti. Tanto sono durate le dichiarazioni con cui, il 25 novembre, il ministro delle Finanze Christian Lindner, presidente del Partito liberaldemocratico (Fdp), annunciava la sospensione del «freno all’indebitamento». È il vincolo di bilancio della Costituzione tedesca, sospeso dal 2020 al 2023 per finanziare la risposta alla crisi del Covid-19. Del ripristino di questo strumento Lindner era l’alfiere, tanto da ottenerlo nel patto di governo che la Fdp ha concluso nel 2021 con il Partito socialdemocratico tedesco (Spd) del cancelliere Olaf Scholz e i Verdi, di cui è espressione il ministro dell’Economia e della Protezione del clima, Robert Habeck.

Un esecutivo nato con il motto «osare più progresso» e che ora sembra riportare indietro la Germania alla storia dell’instabilità politica e dei conti in disordine, tanto rimproverata da Berlino ad altri Stati membri dell’Ue. Un esecutivo che appare fondato sul manuale Cencelli, con le sue parti incapaci di trovare una sintesi duratura, unite soltanto dal desiderio di potere: mantenerlo per la Spd dopo la grande coalizione con i popolari, raggiungerlo dopo anni di opposizione per la Fdp e i Verdi. Gli equilibrismi di Scholz tra ecologisti e liberaldemocratici, perché «tirare a campare è meglio che tirare le cuoia», sono al limite. Sulla finanza creativa di Lindner è calata la sentenza della Corte costituzionale federale (Bverfg) sul fondo per il clima e la trasformazione, che ha aperto una falla da 60 miliardi di euro nelle casse dello Stato. Il verdetto ha costretto il governo a congelare sia il bilancio per il 2023 sia le spese per il 2024. Per correre ai ripari, l’esecutivo ha approvato ieri una finanziaria supplementare da circa 45 miliardi di euro per l’anno in corso. La manovra comprende la disattivazione del «freno all’indebitamento» per il 2023, su cui dovrà votare il Bundestag.

Intanto, tra Spd, Fdp e Verdi è tutti contro tutti. Il 25 novembre, Scholz ha diffuso un videomessaggio in cui assicurava che il governo avrebbe continuato a versare gli aiuti stanziati per far fronte alle crisi degli ultimi anni. Poco dopo, Lindner annunciava la conclusione dei freni ai prezzi dell’energia che, prevista per il 31 marzo 2024, è stata anticipata al 31 dicembre prossimo. A sua volta, Habeck insiste sulla riforma del «freno all’indebitamento», a cui la Fdp si oppone, e accusa il Bverfg di mettere in pericolo l’economia della Germania. Come opposizione responsabile, Cdu e Csu approveranno il bilancio supplementare, mentre affilano i coltelli per la stoccata finale all’esecutivo del «semaforo», dai colori dei suoi partiti: rosso per la Spd, giallo per la Fdp e verde per gli ecologisti.

Il presidente della Csu, Markus Söder, ha invocato le elezioni anticipate il 9 giungo 2024 in concomitanza con le europee, sostenendo che il governo è incapace di risolvere i problemi e che la Germania necessita di una «svolta politica». Il voto potrebbe portare a ricostituire la grande coalizione. Provocazioni, forse: certo, il semaforo di Scholz appare prossimo al cortocircuito.

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