In libertà 17 sequestrati. Sinwar incontra gli ostaggi

Quella doppia tortura di Hamas contro i bambini israeliani

Si è chiuso ieri sera, con la liberazione di altri 11 ostaggi israeliani, 9 bambini e due donne del kibbutz Nir Oz, più 6 cittadini thailandesi, il quarto giorno di tregua nella Striscia di Gaza, in cambio del rilascio di 33 detenuti palestinesi, trenta minori e tre donne. Non è la sola buona notizia dell’ennesima giornata convulsa nelle trattative che puntano a riportare a casa tutti i rapiti da Hamas il 7 ottobre. Le ultime ventiquattrore hanno portato anche a un altro traguardo importante, con l’annuncio del Qatar e la conferma di Hamas, Israele e Stati Uniti, dell’allungamento della tregua per due giorni, in modo da consentire il rilascio di altri 20 rapiti, in cambio di 60 palestinesi, come prevede l’accordo, in base al quale ogni 10 ostaggi liberati si aggiunge un giorno di stop alle armi.

Tra i rilasciati c’è mamma Karina, con le figlie Mika e Yuval, 18 e 11 anni. C’è Sharon Aloni-Kunio, con le gemelle di 3 anni, Emma e Yuli. C’è Eitan Yahalomi, il 12enne franco-israeliano il cui padre Ohad ha protetto con il suo corpo la famiglia dai terroristi, compresa la moglie e l’altra figlia di 20 mesi, che sono riuscite a fuggire. Eitan è stato portato via in moto. Papà Ohan è rimasto ferito ed è fra i dispersi. Libertà anche per Sahar Calderon, 16 anni, e sua sorella Erez, 13. Per il 16enne Yaakov e il fratello Ygil, 12 anni.

Sale a 51 il numero di ostaggi israeliani tornati a casa da quando il 24 novembre è scattato il primo dei quattro giorni di sospensione dei combattimenti a Gaza. A questi si aggiungono 18 stranieri, 17 thailandesi e un filippino. Nelle mani di Hamas restano circa 170 ostaggi. Secondo il quotidiano Haaretz, il leader del gruppo integralista a Gaza, Yahya Sinwar, avrebbe incontrato alcuni dei rapiti nei tunnel sotterranei della Striscia.

Si è chiusa così un’altra giornata complessa, con il rischio lo stesso che si era vissuto sabato scorso di un ritorno alla guerra, se non si fosse raggiunta l’intesa. Israele ha accusato Hamas di non aver rispettato i termini dell’accordo e di aver rilasciato la 13enne Hila Rotem senza la madre Raya domenica. Gli integralisti sostengono di non aver trovato Raya. E una spiegazione c’è. Oltre quaranta ostaggi secondo una fonte diplomatica alla Cnn sarebbero nelle mani della Jihad islamica e di altri gruppi a Gaza. Eppure Hila secondo Canale 12 ha raccontato che lei e la mamma sarebbero state separate due giorni prima del suo rilascio.

In programma ieri c’era anche la consegna di altri 200 camion di merci di prima necessità e sette cisterne con 130mila litri di carburante e 75 tonnellate di gas domestico. Un modo per alleviare la drammatica situazione nella Striscia di Gaza, dove ancora le Nazioni Unite denunciano «una catastrofe umanitaria che peggiora di giorno in giorno».

Anche la Cisgiordania resta motivo di forte preoccupazione. Più di 60 palestinesi, mentre l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea definiva «inaccettabile» la violenza incontrollata dei coloni israeliani nel West Bank.

La situazione resta tesa in tutta la regione. Nel Mar Rosso una nave americana ha sventato un tentativo di sequestro di una petroliera israeliana al largo delle coste delle Yemen, dove sono in azione i ribelli filo-iraniani Houthi.

A portare la propria solidarietà a Israele ieri è arrivato Elon Musk, il miliardario proprietario del social X. Nel ciclone per sostenuto un post antisemita, Musk ha visitato il kibbutz Kfar Aza, finito nel mirino degli integralisti, e ha incontrato il premier Benyamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog. Concluso anche un accordo di principio con il governo israeliano in base al quale i satelliti della sua Stalink potranno essere usati a Gaza solo con il via libera del ministero delle Comunicazioni israeliano.

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