In tutto il mondo non sono pochi a soffrire di Disturbo Ossessivo Compulsivo (Doc), circa il 3% della popolazione: chi è affetto da questa patologia tende a ripetere in maniera ossessiva alcuni comportamenti che diventano ripetitivi e ciclici, in tanti campi della quotidianità, con lo scopo principale di allentare l’ansia e la tensione.
Di cosa si tratta
A volte può capitare, nel corso della vita, che alcuni pensieri si annidino nella nostra mente e si ripetano ciclicamente: il timore di aver chiuso il gas, la porta di casa, essersi lavati accuratamente le mani piuttosto che sistemare casa o l’armadio. Fin quando non sfociano in ripetizioni sistematiche non si tratta di patologia ma bisogna fare attenzione se diventano manie di perfezionismo. “Se la loro presenza è discreta e non inficia la vita quotidiana, non destano preoccupazione. Tuttavia, quando queste ‘fisse’ diventano frequenti e pervasive, al punto da avere un impatto negativo sullo svolgimento delle attività di tutti i giorni, rappresentano una patologia psichiatrica”, spiegano gli esperti di Humanitas.
Sintomi e cause
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo comprende almeno due macro aree: le ossessioni, ossia pensieri che si ricorrono con immagini mentali che sono fonte di ansia e incertezza e i rituali (chiamati anche compulsioni) che si traducono nei comportamenti che si generano per allontanare l’ansia che viene prodotta dalle ossessioni, le più comune delle quali sono l’eccessiva precisione e ordine, pensieri aggressivi ma anche paure superstiziose e preoccupazioni somatiche. Questi pensieri si traducono, nell’atto pratico, in quanto abbiamo in parte descritto con alcuni esempi: i soggetti che ne soffrono ripetono ciclicamente e ossessivamente un determinato tipo di azioni.
Ma quali sono le cause? Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo “ha una eziologia complessa e multifattoriale, non può essere attribuito a una singola causa. Numerosi studi scientifici hanno esplorato gli aspetti genetici, neurobiologici e immunologici legati al disturbo”, spiega Humanitas. Sulla rivista scientifica Nature Communications, uno degli ultimi studi in materia mette in luce la possibilità che alcuni neurotrasmettitori del nostro cervello siano sbilanciati e compromettano, così, i neuroni utilizzati per comunicare.
Le cure disponibili
I trattamenti oggi disponibili variano da terapie con farmaci ma anche con un tipo di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Nel primo caso vengono utilizzate alcune categorie di antidepressivi che iniziano a fare effetto dopo alcune settimane mentre una terapia dai professionisti richiede logicamente un periodo molto lungo ma è una delle strade preferite che può portare a ottimi risultati. “Nelle persone affette da doc tutto va fuori controllo – dichiara al Corriere il prof. Giancarlo Cerveri, psichiatra e psicoterapeuta – e la presenza di compulsioni, ovvero di comportamenti rituali che presentano spesso un’assonanza semantica con le ossessioni e sono spesso fonte di disabilità, è frequente e più facilmente riconoscibile per coloro che vivono con il soggetto in questione”.
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