Assalto ai Pro Vita, vergogna negazionista sui social: “Molotov fantasma…”

Assalto ai Pro Vita, vergogna negazionista sui social: "Molotov fantasma..."

Oltre all’assordante silenzio della sinistra, l’assurdo complottismo di nega o mette in dubbio le violenze. Il raid compiuto contro la sede di Pro Vita e Famiglia è una riprova che, per certi campioni dei diritti e della democrazia, alcuni soprusi valgono meno di altri. Anzi, non valgono proprio. Nelle ore in cui si diffondevano dettagli sull’assalto agli uffici della onlus, sui social c’era già chi – difendendo i violenti – minimizzava sull’accaduto o addirittura contestava la gravità dei fatti. Anche davanti all’evidenza e alla notizia di una bottiglia contenente polvere da sparo rivenuta all’interno dell’edificio preso di mira dai facinorosi.

Sì, perché nelle conversazioni social sull’episodio si leggono persino commenti ed esternazioni di stampo complottista. Diversi commentatori ostili alle idee dei Pro vita, infatti, hanno insinuato che il ritrovamento dell’ordigno inesploso fosse tutta una montatura. “E come ci è entrata la molotov, a piedi da sola con le saracinesche chiuse?“, ha scritto ad esempio un utente a commento di un post di Repubblica sulla cronaca dei fatti. E un altro, con toni sarcastici, ha esclamato: “Una molotov fantasma che attraversa i muri!“. A sposare la tesi del complotto, anche un altro commentatore altrettanto convinto del proprio ragionamento: “Ce la hanno messa prima loro (la bottiglia incendiaria, ndr). Visto che era tutto chiuso e nesso è entrato dei manifestanti. Poi io manifestante, per esempio, entro e lascio una molotov senza farla esplodere? Dai su siamo seri“.

Peccato che le elucubrazioni social dei negazionisti fossero già state smentite in modo categorico dai fatti. A quanto si apprende, infatti, la bottiglia inesplosa era stata introdotta da una vetrata rotta in corrispondenza della porta d’ingresso. Smontata poi anche la supposizione della “molotov fantasma“, visto che l’oggetto potenzialmente dannoso era stato messo in sicurezza dagli artificeri e sequestato dalla polizia. A divulgare poi le immagini del rudimentale ordigno è stata la stessa onlus Pro Vita.

Questo è l’ordigno esplosivo rinvenuto dalla Polizia nella nostra sede dopo l’assalto da parte di alcuni partecipanti al corteo di Non Una Di Meno di sabato scorso.



L’oggetto, buttato dentro la sede tramite una vetrina sfondata dietro le grate della serranda, è stato analizzato… pic.twitter.com/pNmzd9OyM8

— Pro Vita & Famiglia (@ProVitaFamiglia) November 27, 2023

L’oggetto, buttato dentro la sede tramite una vetrina sfondata dietro le grate della serranda, è stato analizzato dalla scientifica che ha certificato la presenza all’interno di polvere pirica, che, se innescata, lo avrebbe fatto sicuramente esplodere” si legge sui canali social dell’associazione. E ancora, proprio in riferimento a chi metteva in dubbio la gravità dell’episodio: “Alcuni minimizzano l’accaduto perché l’ordigno non è esploso, o perché rudimentale. Evidentemente, per questi super-democratici c’è bisogno di superare una certa soglia di danni a cose e persone per poter esprimere solidarietà. Loro sono fatti così. Se qualcuno non si fa male, non sono contenti“.

Ma niente da fare, i sostenitori della manifestazione femminista hanno continuato a ripetere e auto-alimentare le loro perplessità. “Ma chi ci crede che l’hanno messa le manifestanti? Saranno stati loro in cerca di nemici come al solito nelle loro squallide vite“, si legge in un altro commento.

Il fatto curioso o forse inquietante è che i post di questo tenore non sono stati poi così isolati. E qui colpisce ancora una volta il doppiopesismo ideologico con cui il micro-mondo social (spesso orientato a sinistra) legge l’attualità. Chissà perché, quando i violenti agiscono in nome delle istanze progressiste c’è sempre una giustificazione più o meno esplicita alle loro azioni. In caso contrario, invece, è sempre colpa del governo, della polizia, delle istituzioni. O dei fascisti immaginari.

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