Qualche giorno fa, alla rassegna stampa mattutina di Radio 24, si parlava, con Paolo Mieli, di Ucraina e di Palestina, e quindi di Putin Zelensky Netanyahu e Hamas, poi dell’Iran e dell’incidente in cui è morto il presidente Raisi; di conseguenza, dei motivi scatenanti delle varie guerre, delle trattative in corso e delle posizioni sul campo di invasori e resistenti. E così via. Appena finito il collegamento con Mieli, il conduttore Simone Spetia ha mandato in onda alcuni messaggi vocali inviati dai radioascoltatori. «La verità è che Hamas…» «La verità è che Israele…» «La verità è che Putin…» «La verità è che la Nato…», e giù sentenze passate in giudicato. «L’incidente in cui è morto Raisi? Ma quale incidente? Lo sanno tutti che l’hanno ammazzato gli israeliani». «L’incidente in cui è morto Raisi? Ma quale incidente? Lo sanno tutti che l’hanno fatto fuori gli stessi iraniani». Gli autori di questi messaggi appartengono alla categoria, larghissimamente maggioritaria in Italia, di coloro che sanno tutto di tutto e che non ammettono repliche, in quei talk show che vengono improvvisati al bar o in casa di amici. Talk show, va detto a parziale discolpa di questi sapientoni, che replicano paro paro quelli televisivi, dove noi giornalisti discettiamo dell’universo mondo, passando dalla politica all’economia, dalla sanità al calcio, dalla riforma costituzionale al ponte di Messina. Siamo stati noi giornalisti e contagiare anzi a infettare gli italiani. Noi tuttologi. Qualche tempo fa, quando Mario Draghi era presidente del Consiglio, fui ospite alla Rai in una trasmissione in cui c’era anche Mario Monti: il quale dissentiva dal premier in materia di scostamento di bilancio, e disse la sua. La conduttrice si rivolse poi a me: «Secondo te chi ha ragione fra i due?», mi chiese. Risposi: «Ma scusa: ti pare che io mi metta a discutere di economia con Draghi e Monti?».
Più o meno allo stesso modo, l’altro giorno a Radio 24 il conduttore Simone Spetia ha meritoriamente risposto ai messaggi vocali degli ascoltatori ripetendo due o tre volte: «Non lo so. Non ho sufficienti conoscenze per dare un giudizio». Dimostrando così, in fondo, di saperne più di tutti. O almeno di essere più onesto di tutti.