Il Real Madrid ingordo di Champions cerca la quindicesima tacchetta da apporre alla maestosa collezione. Il Borussia Dortmund appena la seconda (la prima, purtroppo, se la ricordano bene i tifosi della Juve). La bilancia della finale di Wembley, in programma sabato sera dalle 21, pende decisamente a favore del flemmatico Carletto, uno che saprebbe infondere calma pure in mezzo alla calca di Pamplona, con i tori che infuriano alle spalle. Terzic però ha appena eliminato il PSG e, arrivato in fondo, non ci sta a fare la comparsa. Meno ancora l’idolo giallonero Marco Reus che, anche se partirà dalla panchina, vorrebbe esultare come mai è successo per l’ultima partita con questa maglia.
COME CI ARRIVA IL REAL
Ancelotti ha il dubbio Lunin in porta: il portiere ucraino, febbricitante, si è allenato a parte per non contagiare il gruppo, ma non è detto che ce la faccia. Thibaut Courtois è pienamente recuperato, ma la scelta resta delicata e per nulla agevole. Di sicuro, invece, mancheranno Alaba e Tchouameni, e saranno carenze dal peso specifico impattante. Poi ci sono le certezze. Carvajal, Rudiger, Nacho e Mendy a comporre il quartetto difensivo sono una sicurezza nel senso che ci saranno, ma è proprio qui che il Dortmund potrebbe tentare di affondare il colpo, dato che l’unico vero irreprensibile del reparto pare essere Rudiger. I terzini di Carletto spingono alquanto, ma non sembrano propriamente ermetici. Nacho nasce come riserva e non garantisce lo stesso spessore delle prime scelte. Se non adeguatamente schermato, il reparto potrebbe andare in sofferenza. Però poi leggi il resto della distinta e, se indossi una maglia giallonera, rabbrividisci. Valverde, Camavinga, Kroos; Bellingham; Rodrygo, Vinicius. Un centrocampo e un attacco galattici. Sarà proprio sfruttando questa qualità superiore in mezzo ed evitando di dare punti di riferimento alla difesa un po’ statica di Terzic – con i tre attaccanti a muoversi e scambiarsi – che i tedeschi potranno trovarsi in difficoltà.
COME CI ARRIVA IL DORTMUND
Terzic rispetta la gigantesca storia del Madrid, ma ha pur sempre accompagnato alla porta Atletico e PSG. Se la giocherà con la cauta sfrontatezza che l’ha fatto arrivare fino a qui: zero timore quando si tratta di offendere, ma poi pronti a fare tutti blocco e a ritrarsi (a Parigi ne sanno qualcosa). E poi, dopo un campionato chiuso al quinto posto, c’è grande voglia di stupire il mondo. Può farlo schierando sostanzialmente la formazione migliore, con quel 4-2-3-1 in cui Kobel sta tra i pali, Ryerson, Hummels, Schlotterbeck e Maatsen compongono la cerniera difensiva, Can e Sabitzer schermano in mezzo e il trio Adeyemi, Brandt, Sancho fluttua alle spalle del centravanti Fullkrug. L’impressione è che per sollevare la coppa servirà molto di più di quello che si è visto nella doppia sfida contro Luis Enrique, dove il Dortmund ha smarrito il timone del gioco a lungo, evitando una mattanza soltanto grazie ad una grandinata di pali e traverse.
Se riuscirà a non farsi irretire dal palleggio dei Blancos e saprà intasare tutti gli spazi facendo sanguinare in contropiede – mentre pare folle giocarsela a viso aperto – il club potrà costruirsi la sua incredibile chance.