Il presidente americano Joe Biden ha dato a Kiev il via libera per colpire con armi statunitensi a corto raggio il territorio russo al confine con la regione di Kharkiv e altri Paesi occidentali hanno sposato la “linea Stoltenberg”, togliendo a loro volta le restrizioni poste all’esercito di Kiev sull’uso dei loro dispositivi bellici per colpire la Federazione. Da ultima, la Germania ha dato la sua autorizzazione. “L’Ucraina ha il diritto, garantito dal diritto internazionale, di difendersi da questi attacchi, può anche utilizzare le armi previste per questo scopo, comprese quelle che abbiamo consegnato“, ha dichiarato Steffen Hebestreit, portavoce del cancelliere Olaf Scholz. Secondo ufficiali americani, il primo contrattacco delle forze di Kiev contro obiettivi oltre la frontiera tramite l’utilizzo di dispositivi occidentali dovrebbe avvenire “nelle prossime ore o nei prossimi giorni”.
Di fronte alle difficoltà ucraine sul campo di battaglia e alla possibilità di uno sfondamento delle forze di Mosca, gli ultimi paletti posti dalla Nato stanno cadendo uno dopo l’altro e questo ha generato reazioni dure tra i fedeli dello zar, con una conseguente escalation della tensione il cui picco è la minaccia nucleare. “Gli Stati Uniti e la Nato sono pienamente coinvolti nel conflitto in Ucraina e non si fermeranno davanti a nulla”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. “Tuttavia, speriamo che le esercitazioni russe e bielorusse in corso sull’uso di armi nucleari non strategiche diano ai nostri avversari una pausa di riflessione, ricordando loro le conseguenze catastrofiche che potrebbero derivare da un’ulteriore escalation nucleare”.
A queste parole ha fatto eco il vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale Dmitri Medevedev, colui che nel corso dei due anni di conflitto più di tutti ha fatto riferimento alle armi atomiche nella sua retorica anti-occidentale. “I Paesi occidentali che hanno approvato l’uso delle loro armi a lungo raggio contro il territorio russo devono comprendere che tutto il loro equipaggiamento militare e gli specialisti che combattono contro di noi saranno distrutti”, ha affermato l’ex presidente della Federazione, sottolineando che la guerra si sta sviluppando secondo lo “scenario peggiore” e che “nessuno può escludere che si possa arrivare all’ultima fase”. Medvedev ha inoltre evidenziato che i politici occidentali “potrebbero valutare male la questione dell’uso da parte della Russia delle armi nucleari tattiche“, esattamente come hanno sbagliato nel pensare che Mosca non sarebbe mai entrata in guerra con l’Ucraina per non “litigare con l’Occidente”.
Oltre alle dichiarazioni infuocate dei politici, ripetutesi già più volte dal 2022 a oggi, questa volta sono scesi in campo anche analisti ed esperti consiglieri del governo di Putin. Stando a quanto riportato da Reuters, un membro senior del think tank di Mosca Council for Foreign and Defence Policy ha invitato l’esecutivo dello zar a considerare la possibilità di un’esplosione atomica “dimostrativa” per costringere l’Occidente a rifiutarsi di permettere a Kiev di utilizzare le proprie armi sul territorio russo. “L’effetto politico e psicologico di un fungo atomico, che sarà mostrato in diretta su tutti i canali televisivi del mondo, dovrebbe ricordare ai politici occidentali l’unica cosa che ha impedito le guerre tra le grandi potenze dal 1945 e che ora hanno ampiamente perso: la paura della guerra nucleare”, ha scritto sulla rivista Profil Dmitri Suslov.
Uno sviluppo del genere riporterebbe le lancette dell’orologio indietro di anni, all’epoca dei test nucleari e della minaccia dell’annientamento reciproco. Scenari da incubo, che si ritenevano abbandonati con la caduta del Muro di Berlino.