Un’intenzione concreta o il classico jolly calato sul tavolo in chiave elettorale, per alimentare le donazioni e incrementare preziosi consensi in vista della sfida di novembre contro Joe Biden? La domanda è senza risposta. La certezza è che Donald Trump è nuovamente finito sotto i riflettori per un’affermazione forte e controversa. L’ex presidente statunitense, durante un incontro con i sostenitori della sua campagna, ha infatti dichiarato che da capo della Casa Bianca avrebbe bombardato Mosca e Pechino.
Bombe su Mosca e Pechino
L’indiscrezione è stata riportata dal Washington Post, secondo il quale Trump parlerebbe spesso di politica estera durante gli eventi di raccolta fondi. In uno di questi appuntamenti, sempre stando alla ricostruzione offerta dal quotidiano americano, in un hotel di New York The Donald avrebbe detto che se la Russia avesse invaso l’Ucraina e la Cina avesse occupato Taiwan sotto la sua presidenza, avrebbe dato ordine di bombardare Mosca e Pechino. Un’esternazione a dir poco provocatoria che avrebbe turbato i presenti.
In ogni caso, l’entourage di Trump non ha fornito spiegazioni o dettagli in merito all’ultima, presunta, uscita del tycoon, limitandosi invece a sottolineare i suoi sforzi per raccogliere donazioni. “Mentre i sostenitori di Joe Biden a Hollywood e nella Silicon Valley stanno negando il loro sostegno alla fallimentare campagna di Biden, i donatori in tutto il Paese stanno massimizzando i loro sforzi per rieleggere il presidente Trump perché si rendono conto che non possiamo permetterci altri quattro anni delle terribili politiche di Joe Biden“, ha fatto sapere la portavoce di Trump, Karoline Leavitt, in un comunicato.
La raccolta fondi di Trump
Le frasi di Trump sulla necessità di bombardare Mosca e Pechino rispecchiano il colorito personaggio incarnato da The Donald. Che, proprio in queste settimane, tra una grana giudiziaria e l’altra, è impegnato in una incessante raccolta fondi. Il tycoon si sta spostando da un incontro all’altro per spiegare a ricchi donatori perché sarebbe nel loro interesse finanziarlo. Il motivo? Semplice: nel caso in cui Biden restasse in carica le tasse aumenterebbero.
Negli ultimi mesi Trump ha incontrato un vasto assortimento di dirigenti del settore immobiliare, legale, finanziario, petrolifero e di altro tipo. In Florida, all’inizio di maggio, durante un meeting la folla non credeva alle proprie orecchie dopo che l’ex presidente aveva offerto di salire sul palco a chiunque avesse messo sul tavolo un assegno da un milione di dollari.
In mezzo ad incontri del genere, insomma, The Donald sarebbe solito parlare di politica estera senza particolari freni.
Affrontando due delle tematiche più spinose dell’agenda Usa, la questione Russia e quella riguardante la Cina, il tycoon quindi ha voluto stringere i muscoli dimostrando all’opinione pubblica Usa di essere pronto a tener testa sia a Vladimir Putin che a Xi Jinping. Il messaggio elettorale di Trump è chiaro: con lui in carica né Putin né Xi si azzarderebbero a creare problemi agli Stati Uniti. Perché lui, inteso Donald Trump, sarebbe pronto a radere al suolo Mosca e Pechino.