Gli ucraini continuano ad attaccare in profondità nel territorio russo. Stando a quanto riferito dalle autorità della Federazione, un sistema di difesa aereo ha abbattuto un drone di Kiev sopra la città di Balashikha, vicino a Mosca. La caduta dei frammenti del velivolo avrebbe provocato il ferimento di due persone.
“Il relitto ha danneggiato una casa occupata da una coppia di anziani, dalla loro figlia e dalla loro nipote. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito”, ha scritto su Telegram il sindaco Sergey Yurov. “Anche in una strada vicina, i frammenti del velivolo hanno colpito due uomini. Uno di loro ha ricevuto assistenza medica sul posto. Il secondo è stato ricoverato con ferite moderate in un ospedale regionale; non è in pericolo di vita”. Il governatore della regione di Mosca Andrei Vorobyov ha specificato che l’abbattimento del drone è avvenuto attorno alle 21 locali e ha promesso che aiuterà a ricostruire l’abitazione danneggiata. Ha inoltre invitato i cittadini a non preoccuparsi: “I residenti di Balashikha hanno potuto sentire le esplosioni. Vi prego di mantenere la calma, tutti i servizi stanno lavorando sul posto”.
Separatamente, le forze di Kiev hanno colpito anche un gasdotto nel villaggio di Sovkhozny nella regione russa di Belgorod. Stando a quanto riferito dal governatore regionale Vyacheslav Gladkov, non ci sono state vittime e i servizi di emergenza sono già arrivati sul posto per effettuare le riparazioni. Domenica 26 maggio, invece, un drone ucraino ha colpito un radar nella città russa di Orsk, a ben 1.800 chilometri dal confine. Una fonte citata dall’Ukrainska Pravda ha affermato che si è trattato di “un nuovo record per il raggio di distruzione dei droni kamikaze”.
Mentre gli ucraini continuano a impiegare parte delle loro risorse per questi blitz oltre le linee nemiche, al fronte i russi stanno spingendo su Kharkiv. Inizialmente, era parso che le intenzioni del Cremlino fossero di stabilire solo una zona cuscinetto nella regione e mantenere i propri soldati nella cosiddetta “zona grigia”. Dopo due settimane di combattimenti, la terza città del Paese per Pil e fonte principale di gas naturale per Kiev è diventata bersaglio della “spallata finale” di Vladimir Putin. Uno scenario, questo, che preoccupa gli alleati occidentali e ha generato dibattiti sul possibile invio di soldati in Ucraina e la rimozione delle restrizioni imposte a Kiev sull’utilizzo delle armi inviate dal blocco Ue-Nato per attaccare direttamente il territorio russo. Su quest’ultima questione è intervenuto anche il presidente Volodymyr Zelensky: “Non parlo della guerra generale ma della situazione a Kharkiv. I russi ci colpiscono da dietro il confine, giusto oltre la linea del fronte. E se noi non possiamo rispondere vuol dire che loro avanzano“.
Stando a quanto riferito dall’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue Josep Borrell, alcuni Paesi occidentali hanno iniziato a rimuovere le limitazioni sull’uso dei dispositivi bellici inviati in Ucraina, allineandosi con le posizioni del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
Altri, però, rimangono riluttanti: il premier belga Alexander De Croo ha dichiarato che “le nostre armi sono da usare solo sul territorio ucraino“, mentre l’Italia ha chiarito che gli aiuti hanno come obiettivo l’autodifesa del Paese invaso e il raggiungimento di una tregua.