Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev è tornato a minacciare l’Occidente. Sui social, ha risposto alle parole del ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, che in un’intervista al Guardian ha dichiarato che gli Stati Uniti si sono detti pronti ad “annientare” il contingente dei soldati del Cremlino in Ucraina se Mosca userà l’arma nucleare sul campo.
“In primo luogo, gli yankee non hanno ancora detto nulla del genere, perchè sono più cauti dei polacchi. In secondo luogo, un attacco americano ai nostri obiettivi significherebbe l’inizio di una guerra mondiale, e qualsiasi ministro degli Esteri, anche di un Paese come la Polonia, deve capirlo”, ha scritto Medvedev su X. “In terzo luogo, dato che un altro polacco, il presidente Duda, ha recentemente annunciato il suo desiderio di schierare armi nucleari tattiche in Polonia, Varsavia non rimarrà in disparte e riceverà sicuramente la sua quota di ceneri radioattive”.
Dichiarazioni forti, queste, ma in linea con quelle fatte più volte dall’ex presidente della Federazione nel corso degli ultimi due anni. Medvedev ha infatti più volte affermato che la Russia è pronta a servirsi dell’arma atomica, ha sostenuto che “l’esistenza dell’Ucraina è fatale per gli ucraini stessi” e che “la presenza di uno Stato indipendente sui territori storici russi sarà una ragione costante per la ripresa delle ostilità”, oltre a minacciare di ritorsioni la Gran Bretagna nel caso in cui Londra decidesse di schierare truppe nel Paese invaso. Toni aggressivi, dunque, che sono andati di pari passo con l’innalzamento della tensione negli tra Mosca e blocco occidentale.
Il 22 maggio, il governo russo ha pubblicato un decreto che prevedeva l’ampliamento delle acque territoriali della Federazione nel Mar Baltico, vicino al confine con la Finlandia e la Lituania. Lo stesso giorno, fonti diplomatico-militari hanno fatto una parziale marcia indietro, ma ciò non è servito ad allentare il braccio di ferro tra Nato e Cremlino. In più, il presidente Vladimir Putin ha dato il via libera a esercitazioni che porteranno ad un test atomico non lontano dai confini con l’Ucraina.
Dal lato del blocco a guida Usa, invece, stanno aumentando le pressioni per far decadere le restrizioni imposte a Kiev sull’utilizzo delle armi occidentali per colpire obiettivi all’interno della Federazione.
“Negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo rende molto difficile per loro difendersi”, ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg. Il rischio nascosto dietro a queste dichiarazioni è che si stia preparando il terreno per un intervento più diretto della Nato nel conflitto in corso dal 24 febbraio 2022.