La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo e il duello a distanza tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein diventa sempre più affilato e diretto. La premier sceglie la sua diretta social – «Gli appunti di Giorgia» – per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, attestandosi su un registro di tagliente ironia. Il primo affondo riguarda il presunto «regime» televisivo che sarebbe stato imposto in Rai da quando il centrodestra è al potere. La premier ci scherza su, utilizza in sovraimpressione la scritta «Telemeloni», ma puntualizza che l’unico canale tv a lei dedicato è questo. «Eccomi qui in una nuova puntata degli appunti di Giorgia, che però ho deciso di ribattezzare Telemeloni Perché l’unica tv della Meloni che esiste è questa» precisa la presidente del Consiglio. Tutto il resto sono fake news di una sinistra che essendo abituata a occupare la televisione pensa che gli altri siano come lei, ma, poiché noi siamo molto e orgogliosamente diversi dalla sinistra, abbiamo già smontato questa bufala dati alla mano».
Sull’accusa di voler «cancellare la libertà delle persone», lanciata dalla segretaria del Pd, Giorgia Meloni non ha però alcuna voglia di scherzare. Si tratta di una accusa «molto grave», e soprattutto «singolare» se lanciata da un partito, come il Pd, che ha votato i provvedimenti «per chiudere dentro casa la gente durante la pandemia. Chiedo a Elly Schlein di dire con chiarezza quali siano le libertà che sarebbero state cancellate da questo governo e con quali provvedimenti. Perché noi stiamo riformando questo sistema». Giorgia Meloni porta alcuni esempi: «sul premierato, che garantisce libertà ai cittadini di scegliere il capo del governo, la sinistra è contraria; sugli aiuti alle imprese per favorire le assunzioni, la sinistra è contraria; sugli aiuti alle donne che intendono lavorare e partorire, la sinistra non ci aiuta.
C’è poi il capitolo del salario minimo, cavallo di battaglia del centrosinistra, mai però tradotto dalla parole in fatti. Circostanza che la presidente del Consiglio fa puntualmente notare, visto che in 10 anni di governi Pd, a nessuno è venuto in mente di farlo salvo poi chiederlo al governo di centrodestra. La verità è che la libertà in Italia è stata limitata solo dalla sinistra. Il punto è che gli italiani lo hanno capito».
Gli ultimi passaggi del suo intervento si concentrano si due misure che hanno tenuto banco in questi ultimi giorni: il redditometro e la pace edilizia. «Noi rimaniamo contrari a uno strumento caro alla sinistra» dice Meloni con riferimento al redditometro. «Ci siamo presi del tempo e abbiamo due ipotesi. O superare in toto l’accertamento sintetico oppure lavorare a una norma che circoscriva questo tipo di strumento ai fenomeni oggettivamente inaccettabili quindi legati a grande evasione o chi si dichiara nullatenente e poi gira con il Suv».
Infine la pace edilizia, misura fortemente voluta da Matteo Salvini, un provvedimento che oltre a semplificare il rapporto degli italiani con la burocrazia potrà anche aiutare a rilanciare il mercato immobiliare. «La norma permetterà di dare risposta a una serie di esigenze abitative e anche di dare un po’ di respiro al mercato immobiliare che oggi è in sofferenza», sottolinea la premier.
«La norma consente sostanzialmente di porre rimedio alle piccole e lievi difformità che oggi si trovano nelle case di tantissimi italiani e che impediscono di vendere o acquistare quelli immobili perché sono formalmente considerati irregolari».
«Siccome per noi la casa è sacra e per molti italiani è anche l’investimento di una vita» conclude Meloni, «penso sia giusto che tu possa venderla senza che lo Stato te lo impedisca per questioni di lana caprina».