Se c’è stata una “gattara” famosa a Roma, sicuramente quella è Anna Magnani, la grandissima attrice scomparsa nel 1973, diva del neorealismo cinematografico, aveva un grande amore quello per i gatti. I felini erano i suoi migliori amici, li amava tutti, sia quelli che teneva in casa, che quelli randagi a cui la sera, coperta da un fazzoletto in testa per non farsi riconoscere, portava da mangiare per le vie di Roma.
Il ricordo di Zeffirelli
A raccontare questo episodio che spiega bene questo suo grande amore fu il regista Franco Zeffirelli durante un’intervista: “Camminava per le vie di Roma, con un foulard che le copriva la testa, col cesto di cibo per i gatti randagi. Apostrofata da un maleducato, si voltò, levandosi il foulard e folgorando il passante, che rimase impietrito: era Anna Magnani“. Lei stessa raccontava: “Io e la gente ci capiamo pochino, alle feste preferisco la solitudine, per riempirmi la serata bastano due gatti che giocano sul tappeto”. E di gatti ne aveva tanti anche se si narra che il suo preferito fosse un piccolo tigrato rosso.
Tante storie “pieni di felini”
Zeffirelli la ricorda anche sul set di Bellissima di Visconti con Walter Chiari, quando nel mezzo delle riprese, si fermò per curare dei gattini randagi coperti di pulci. Visconti, che non aveva per nulla approvato quella distrazione, in un momento di nervosismo aveva scagliato via uno dei cuccioli. “Se ti azzardi a farlo un’altra volta, ti giuro che non mi rivedi più finché campi“. Le parole dell’attrice, fulminarono il maestro.
La sera “Nannarella” usciva silenziosa per le vie di Roma con grandi fagotti pieni di cibo che distribuiva ai randagi che a diferenza degli umani, la riconoscevano benissimo anche con il foulard in testa e i cappotti ingombranti che indossava. E loro ricambiavano il suo amore con grandi fusa e gesti di affetto che solo chi li possiede sa benissimo riconoscere, come il loro strusciarsi per lasciare indelebilmente il loro odore.
Un amore infinito
La Magnani abitava non lontano da Torre Argentina, dove c’è la più famosa colonia felina protetta meta anche di tanti turisti. Quello per lei era un luogo di grande pace e serenità dove passava spesso il suo tempo libero ad accarezzare i gatti o aiutare le altre gattare che la conoscevano benissimo ma mantenevano bene il segreto, in nome di un amore condiviso e difficile da comprendere per chi non abbia mai posseduto un gatto.
Spesso anche nelle interviste parlava di loro usando metafore come quando le chiesero chi ammirasse: “Vuole dei nomi? -rispose – Io rispetto il talento, il vero talento che è tutto il contrario dei bluff; la fedeltà, la vera fedeltà che è tutto il contrario dell’amicizia superficiale e passeggera; e la sincerità, persino la crudele sincerità che è tutto il contrario dell’ipocrisia. Ecco che cosa ammiro io”. Solo in pochi capirono che stava parlando degli animali, che a parte i gatti che erano i suoi preferiti, amava tutti.
Insieme a Totò a difesa dei felini
Nel libro di Franca Faldini: L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti 1960-1969, l’autrice racconta un episodio incredibile: “La scena della festa dove Totò e la Magnani cantano fu girata al Casinò di Anzio. All’uscita, dopo le riprese, accadde un fatto. Se Totò proteggeva i cani randagi, Anna aveva la fissa dei gatti. Così ne vide uno che veniva maltrattato da alcuni ragazzini e immediatamente si precipitò urlando come uno dei personaggi dei suoi film, mentre nella vita parlava sempre da signora, aveva persino il birignao: ‘Brutti figli di mignotta, la volete piantà!’. Beh, uscirono fuori i genitori che volevano menarla. Totò, che non vedeva niente, si sentì in dovere di spalleggiarla, e mancò poco ne nascesse una zuffa. Dovettero accorrere quelli della troupe, e alla fine la Magnani se ne andò tutta fiera con il povero gatto in braccio”.
Amava esserci per loro
Una diva del suo calibro poteva scegliere di adottarne qualcuno, magari fare sostanziose donazioni, ma lei non era così perché per loro amava esserci ed era un amore condiviso che lei donava a loro ma che ricambiavano rendendola felice. Anche il figlio Luca tra i tanti ricordi della mamma racconta: “Verso sera ‘bisognava tagliare la carne’, piccoli pezzetti e striscioline sottilissime con l’aiuto delle forbici, nelle mani delle due cameriere.
Per Lady, e tutti gli altri gatti di casa, tra cui l’amato, piccolo gatto tigrato rosso“, poi si vestiva, con il grande fazzoletto e un paniere pieno di cibo e dopo aver pensato a quelli di casa pensava ai suoi randagi.